Panama Papers: chi non c'è di sicuro
Storie e Notizie N. 1339
La lista con i nomi continua a essere sciorinata sui giornali giorno dopo giorno, centellinata con maestria, al fine di tenere il lettore incollato alla prossima rivelazione.
Ci sta, è banale legge di mercato editoriale, così come è altrettanto scontato il commento del vip di turno: "Non ne sapevo nulla, hanno aperto un conto a mia insaputa, sempre alle mie spalle mi hanno comprato ville e barche ai tropici, non so nemmeno da dove provenga l’acqua della piscina da dove sto leggendo le calunnie che mi riguardano, a dirla tutta."
Ecco perché preferisco parlare di chi nella lista di sicuro non c’è…
Forse mi sbaglio.
E’ più che plausibile, di cantonate ne prendo tante, ho un’intera carriera di errori alle spalle.
Tuttavia, sono quasi certo che il portiere del condominio dove vivo non sia nell’elenco dei titolari di conti offshore. Sì, d’accordo, la settimana scorsa mi sembra che avesse un maglione meno usato del solito e che addirittura stesse fumando una marca di sigarette non tra le più economiche, ma magari gliel’hanno offerta, giusto?
Credo non ci sia alcuno del multiculturale gruppo di operai che sta rifacendo la mia via, tra rumeni romani, romani romani e romani africani. E non è per l’abbigliamento, stavolta, o per la cicca di turno. Li vedo rompersi la schiena con tale impegno che devi essere proprio un pazzo scatenato per scegliere siffatta copertura per i tuoi traffici oltreoceano.
Sono altresì persuaso che perfino il mio dirimpettaio non sia tra i danarosi correntisti. L’uomo l’altro giorno mi ha comunicato con immisurabile luce nel volto e viscerale piacere nello sguardo la notizia che, malgrado la fine della cassa integrazione, è riuscito a trovare un impiego per ben sei mesi.
Non è possibile, perché non puoi simulare così bene tali emozioni.
Potrei perfino giurare che sia assente dalla lista incriminata la ragazzina dai tratti orientali che quotidianamente suona al citofono per farsi aprire l’ambita via verso le cassette della posta, con lo scopo di consegnarci il prezioso carico di volantini pubblicitari.
E’ un lavoro come un altro, ma non credo che si diventi milionari, ma forse mi sbaglio. Può essere, sono il più delle volte fallace, non lo nego.
Ciò malgrado, sono dell’idea che tra i famigerati nomi non ci leggerete quello del ragazzo del bar sotto casa, che vedo ogni mattina saettare col vassoio ricolmo tra pedoni e automobili come un esperto equilibrista della tazzina. Le mance possono cambiarti la giornata, è vero, ma non fino a questo punto.
Sono certo, questo sì al di fuori di ogni dubbio, che non ci sia il nome di mio padre, altrimenti sarebbe ancora vivo.
Ho l’impressione che non ci sia neanche quello del custode dell’oratorio nel mio quartiere, andato in pensione proprio un paio di settimane fa. Così come il giovane che ha preso il suo posto. Perché è altamente probabile che chi possa contare su assegni a zeri multipli neanche si ricordi come sia fatto, un oratorio.
Guardate, non voglio esagerare, ma sarei quasi convinto di escludere la maggior parte delle persone che vivono nel mio palazzo, così come tutti quelli della zona, altrettanto vale per la gente che incontro al discount, schiacciata nel metrò o in coda nel traffico la mattina, con la vana speranza che al ritorno la via sia sgombra, i ragazzi che per strada tentano di vendermi calzini e quelli che cercano di fare lo stesso con i libri usati.
Tutti quelli che di casa ormai non escono più, ma so che ci sono, perché me li ricordo, e perché sento i loro occhi che osservano il mondo che sopravvive dalla loro pausa di riflessione tra una disoccupazione e l’altra.
Potrei andare avanti, ma non voglio esagerare, che poi le probabilità che mi sbagli aumentano. E non c’è nulla di strano, di stupidate ne faccio una marea.
Sarà forse anche per questo che su quella lista non ci sono neanche io.
Eppure, prendetemi pure per strano, non me ne vergogno affatto.
Tutt’altro.
Leggi anche il racconto della settimana: La classe degli ultimi
Leggi altre storie vere
Vieni ad ascoltarmi a teatro Sabato 30 Aprile 2016 a Roma.
Ascolta la mia canzone La libertà
Compra il mio ultimo libro, La truffa dei migranti, Tempesta Editore
La lista con i nomi continua a essere sciorinata sui giornali giorno dopo giorno, centellinata con maestria, al fine di tenere il lettore incollato alla prossima rivelazione.
Ci sta, è banale legge di mercato editoriale, così come è altrettanto scontato il commento del vip di turno: "Non ne sapevo nulla, hanno aperto un conto a mia insaputa, sempre alle mie spalle mi hanno comprato ville e barche ai tropici, non so nemmeno da dove provenga l’acqua della piscina da dove sto leggendo le calunnie che mi riguardano, a dirla tutta."
Ecco perché preferisco parlare di chi nella lista di sicuro non c’è…
E’ più che plausibile, di cantonate ne prendo tante, ho un’intera carriera di errori alle spalle.
Tuttavia, sono quasi certo che il portiere del condominio dove vivo non sia nell’elenco dei titolari di conti offshore. Sì, d’accordo, la settimana scorsa mi sembra che avesse un maglione meno usato del solito e che addirittura stesse fumando una marca di sigarette non tra le più economiche, ma magari gliel’hanno offerta, giusto?
Credo non ci sia alcuno del multiculturale gruppo di operai che sta rifacendo la mia via, tra rumeni romani, romani romani e romani africani. E non è per l’abbigliamento, stavolta, o per la cicca di turno. Li vedo rompersi la schiena con tale impegno che devi essere proprio un pazzo scatenato per scegliere siffatta copertura per i tuoi traffici oltreoceano.
Sono altresì persuaso che perfino il mio dirimpettaio non sia tra i danarosi correntisti. L’uomo l’altro giorno mi ha comunicato con immisurabile luce nel volto e viscerale piacere nello sguardo la notizia che, malgrado la fine della cassa integrazione, è riuscito a trovare un impiego per ben sei mesi.
Non è possibile, perché non puoi simulare così bene tali emozioni.
Potrei perfino giurare che sia assente dalla lista incriminata la ragazzina dai tratti orientali che quotidianamente suona al citofono per farsi aprire l’ambita via verso le cassette della posta, con lo scopo di consegnarci il prezioso carico di volantini pubblicitari.
E’ un lavoro come un altro, ma non credo che si diventi milionari, ma forse mi sbaglio. Può essere, sono il più delle volte fallace, non lo nego.
Ciò malgrado, sono dell’idea che tra i famigerati nomi non ci leggerete quello del ragazzo del bar sotto casa, che vedo ogni mattina saettare col vassoio ricolmo tra pedoni e automobili come un esperto equilibrista della tazzina. Le mance possono cambiarti la giornata, è vero, ma non fino a questo punto.
Sono certo, questo sì al di fuori di ogni dubbio, che non ci sia il nome di mio padre, altrimenti sarebbe ancora vivo.
Ho l’impressione che non ci sia neanche quello del custode dell’oratorio nel mio quartiere, andato in pensione proprio un paio di settimane fa. Così come il giovane che ha preso il suo posto. Perché è altamente probabile che chi possa contare su assegni a zeri multipli neanche si ricordi come sia fatto, un oratorio.
Guardate, non voglio esagerare, ma sarei quasi convinto di escludere la maggior parte delle persone che vivono nel mio palazzo, così come tutti quelli della zona, altrettanto vale per la gente che incontro al discount, schiacciata nel metrò o in coda nel traffico la mattina, con la vana speranza che al ritorno la via sia sgombra, i ragazzi che per strada tentano di vendermi calzini e quelli che cercano di fare lo stesso con i libri usati.
Tutti quelli che di casa ormai non escono più, ma so che ci sono, perché me li ricordo, e perché sento i loro occhi che osservano il mondo che sopravvive dalla loro pausa di riflessione tra una disoccupazione e l’altra.
Potrei andare avanti, ma non voglio esagerare, che poi le probabilità che mi sbagli aumentano. E non c’è nulla di strano, di stupidate ne faccio una marea.
Sarà forse anche per questo che su quella lista non ci sono neanche io.
Eppure, prendetemi pure per strano, non me ne vergogno affatto.
Tutt’altro.
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