Storie sulla fame nel mondo: lettera all’uomo che verrà

Storie e Notizie N. 1368

Secondo Medici senza Frontiere almeno 1200 persone, di cui 500 bambini, sono già morte di fame e malattie presso il campo profughi di Bama, nel nord est della Nigeria.
Al momento vi sono circa 24000 residenti, tra cui 15000 bambini.
Avete presente le fondamentali visite educative e formative che vengono organizzate da istituti e scuole presso il campo di concentramento di Auschwitz?
Sfilano ogni anno politici, giornalisti, intellettuali e star dello spettacolo, tutti comprensibilmente emozionati e toccati dal pesante ricordo.
Sto parlando del lager, già, metafora di un luogo dove le vittime del tempo consumano le ultime ore della loro vita rinchiuse in una sorta di immeritato anticipo infernale in terra.
Immaginatevi di vivere all'epoca in cui quest’ultimo era in piena attività.
Immaginate noi.
Al contempo, figuratevi lui.
L’uomo che nel futuro visiterà gli abominevoli campi di ieri.
E di oggi.

Caro figlio, cara figlia.
O forse nipote, chi può dirlo?
Solo tu, del resto.
Solo tu potrai guardare la storia senza sentirti giudicato.
Senza giudicare.
Ma non per mancanza di diritti o motivi.
Perché la condanna è già scritta.
L’abbiamo scritta noi tutti, popoli di ieri, ingombranti zavorre che avevano dimostrato di essere indegni dell’oggi sin dalle prime luci dell’alba.
Guardati in giro, osserva le tracce dell’ennesima disumana manifestazione.
Misura l’ombra del corpicino svanito troppo presto.
E compatisci il materno abbraccio che ha provato il dolore più insopportabile.
Quello di chi, con atroce lentezza, avverte la vita migliore sbriciolarsi tra pelle e pelle.
Immagina l’orribile quotidiano che per le anime travestite da scheletri è stato tutto.
Passato, presente e ancora presente, mai abbastanza forte da afferrare il dopo.
Addolorati, come spero farai, per l’ignorata ripetitività dell’infamia sotto il sole.
Indignati, ti prego.
Indignati oltre ogni limite e, soprattutto, fai quello che noi altri non abbiamo avuto il coraggio di fare.
Prendi quel prezioso, immensamente sano e quanto mai raro sentimento di sdegno e, proprio come se fosse un affamato infante avvinghiato al tuo petto, dagli nutrimento.
Non smettere mai di donargli forza e vigore, di accudirlo con immancabile puntualità.
Un po’ come facevamo noi con i cellulari, per capirci.
Per farti capire meglio.
Chi eravamo.
Cammina dove carponi hanno lasciato l’ultima scia terrena le vite maltrattate dal destino e dai pochi fortunati che di quest’ultimo potevano disporre.
Prova quel che loro hanno provato.
E dai un nome a quel che a noi ha permesso di conviverci.
Leggi, impara e condanna quella maledetta parola.
Ma, più di ogni altra cosa, condanna noi.
Condannaci tutti.
Perché tutti noi, quando potevamo mostrarci degni di essere il tuo passato.
Abbiamo scelto.
Di scrivere o lasciar scrivere.
Nella storia dell’umanità.
L’ennesimo capitolo.
Della vergogna.

Leggi anche il racconto della settimana: La ragazza che fissava
Leggi altre storie sulla fame nel mondo
Ascolta la mia canzone La libertà
Compra il mio ultimo libro, La truffa dei migranti, Tempesta Editore


   

Visita le pagine dedicate ai libri:
 



Altre da leggere: