La corsa di Mangar Makur Chuot e i suoi frammenti
Storie e Notizie N. 1377
Mangar Makur Chuot è partito dal Sudan da bambino, dopo che il suo papà era stato ucciso durante la guerra civile quando aveva solo quattro anni.
Ne ha trascorsi almeno otto in un campo profughi in Kenya.
Quindi la svolta, il giorno in cui gli è stato concesso asilo in Australia.
Il paese per il quale correrà alle prossime olimpiadi…
Eccola, la metafora.
E’ tutta lì.
Una corsa.
Tante corse.
Tutte le corse di ciascuno di noi, intrecciate l’una nell’altra, con le velocità più disparate.
Gente che sfreccia, gente che cade, gente che arriva prima ed esulta con garbo o non esulta affatto, colpevolmente ignara della propria fortuna.
Gente che perde.
Quasi tutti, del resto.
La tanto sottovalutata maggior parte.
Perché solo il primo vince, lo sappiamo tutti, eppure capita spesso che il secondo e perfino il terzo e il quarto si voltino indietro.
Guardando tutti gli altri con un patetico senso di superbia.
Nondimeno, trattandosi di metafora, in tale immenso e confuso groviglio di gambe che danzano, piedi che calpestano e sgambettano, mani e braccia che spingono, ma che talvolta accarezzano, ognuno di noi può essere qualcosa nella corsa dell’altro.
Non è un caso.
Credimi, non lo è.
Un mondo di roba è frutto accidentale, certo.
Come avere le scarpe o meno alla partenza, anche se ci sono molti che fanno addirittura gli schizzinosi tra un paio e l’altro.
Come partire in prima fila o meno, anche se ce ne sono altrettanti che fanno perfino gli schizzinosi tra un giro e l’altro.
Ma quel qualcosa, che è parte della storia altrui, dipende da te.
Solo da te.
Tu non c’eri il giorno che il dio delle corse impossibili ha messo in pista il corridore sopravvissuto.
Tu non c’eri il giorno prima.
Tutti gli attimi che hanno preceduto lo sparo.
Tu non hai visto con i tuoi occhi qual è il prezzo che il compagno che ti affianca ha dovuto pagare solo per essere lì, con te.
Sì, lo so, capisco tutto.
Potrebbe vincere.
Potrebbe essere lui, il fortunato ad arrivare primo.
Potrebbe diventare ciò che tu hai sempre sognato.
Ma è così che funziona, perché siamo tutti frammenti delle corse degli altri.
Non puoi essere ciò da cui è fuggito per lottare verso la possibile vittoria esattamente come te.
Puoi solo essere il paese per il quale ha provato a vincere, magari riuscendoci.
O quello che ha stroncato il suo sogno...