Storie di razzismo in Italia: esiste un luogo

Storie e Notizie N. 1374

Emmanuel Chidi Namdi, un richiedente asilo nigeriano, è stato picchiato a morte dopo aver tentato di difendere la moglie da un aggressione razzista da parte di un estremista di destra a Fermo.



Esiste un luogo.
So che esiste.
E anche tu lo sai.
Esiste un luogo dove un uomo viene ucciso per il colore della sua pelle, punto.
Senza ulteriori parole, chiacchiere, o addirittura menzogne.
Un luogo dove il colpevole è l’assassino.
Ma non è il solo.
Lo è anche chi ogni giorno sfrutta e offende, abusa e manipola, per il solo personale tornaconto o anche unicamente per un semplice sfogo del momento, le carnagioni sulla carta, anzi, sulla pelle, più vulnerabili.
Insieme al marrano e tutti costoro, sono colpevoli pure quelli che non fanno nulla per opporsi, vedi il famigerato silenzio dei buoni.
E lo sono forse anche di più quelli che fingono di fare qualcosa, con il solo scopo di continuare ad approfittarsi del caso a loro favorevole.
Perché questo è il colore della pelle.
Solo un fortunato, o tutto l’opposto, frutto del caso.
Su questa stessa via, vi dico che quel luogo esiste anche per coloro che a suo tempo dichiararono guerre sbagliate.
Ovvero, il solo tipo possibile.
Crimini di guerra, li chiamano.
Ma non sono i soli, vero?
Perché esiste un luogo dove sono colpevoli tutti quelli che in tempi sospetti intonarono il coro dei guerrafondai.
Quelli che, in tempi ancora più responsabili, irresponsabilmente diedero il loro voto ai venditori di morte.
Sono colpevoli quelli dalla scheda bianca facile.
Sono colpevoli coloro i quali non sono scesi in piazza quando serviva la loro voce.
Sono colpevoli tutti, nessuno si senta meno additabile, quelli che l’hanno fatto.
Ma poi se ne sono dimenticati o, perfino, vergognati.
E’ luogo grande e affollato, lo so.
Per quello so che esiste.
E per lo stesso motivo lo sai anche tu.
Perché ci vivono gli uomini che usano violenza sulle donne e sui bambini.
Sono tanti, un numero imbarazzante, se non consideri soltanto la mano prepotente e depravata.
Ma anche parole e allusioni, frasi ingannevoli e una marea di gesti silenziosi, quasi invisibili.
Tali ovunque, certo.
Non lì.
Lì si vede tutto.
Esiste un luogo, io so che c’è.
Un luogo dove i colpevoli sono tanti di più di quelli che vengono ritratti sui giornali per un giorno o due.
Io lo conosco e lo conosci anche tu.
Perché quel luogo si chiama coscienza.
Coscienza civile, se ti è più familiare.
Beato quel popolo che ogni tanto gli fa visita…