Nessuno è mai stato un colore

Storie e Notizie N. 1556

La procura di stato francese ha aperto un'inchiesta per incitamento all'odio razziale dopo che la selezione di Mathilde Edey Gamassou per interpretare Giovanna d'Arco nelle feste annuali di Orleans è stata accolta da insulti razzisti da parte degli utenti dei social media di estrema destra.
La giovane, 17 anni, il cui padre è del Benin e la madre è polacca, è stata scelta tra 250 ragazze.
"Giovanna D’Arco era bianca", recita uno dei post più condivisi, "siamo bianchi e orgogliosi di essere bianchi, non cambiate la nostra storia".
Già, non cambiamo la nostra storia…

Il primo uomo sulla terra non era un colore.
Era il primo, pur non sapendolo, pur non capendolo, ma era già tanto, fin troppo, quel che avrebbe comportato.
Essere umano.
La prima donna che ha messo piede su questo pianeta non era altresì un colore.
Era la prima, seppur ignorandolo, seppur scoprendone ogni giorno il peso e la responsabilità di esser donna, tra presunti, primi uomini.
Da quell’esordio, promettente almeno sulla carta, di primati ed eterni secondi, di ingiustamente ultimi e di esclusi espiatori, ce ne son state a iosa di vite da ammirare.
Anche solo da osservare.
Da studiare, annotandone evidenze e dettagli.
Tra costoro, procedendo a braccio, anzi, a cuore, Martin Luther King non era un colore.
Perché le sue speranze per un civile compromesso e la sua fede nelle possibilità dei molti, erano meravigliosamente racchiuse in un sol corpo, ricoperto da una carnagione che parlava a tutti, soprattutto ai silenziosi buoni che abitano copiosi le zone più intolleranti del mondo.
Anche Gandhi non era un colore, ma un gesto di grado zero e infinito al contempo, nel rimanere immobile, indomito e tenace laddove i vili aggressori si facciano forza l’un l’altro per opprimere e umiliare le note più vulnerabili del pentagramma vivente.
Di seguito, Albert Einstein non era un colore, ma un dilatatore di tempi fino a sfiorar davvero le stelle e un accorciatore di lunghezze da permetterci di apprezzarne la luce nel momento migliore: quando la vita che l’ha resa eterna da fragile carne è divenuta incancellabile ricordo.
E, se ci pensi, da che mondo è luce, di quest’ultima non è mai il colore che rammenterai, bensì il prezioso calore, le variegate forme e più che mai quel che di bello ha illuminato.
Allo stesso modo, Shakespeare non era un colore, ma miliardi, quanti ne può fondere insieme nello stesso racconto, nella medesima pagina, in un solo magico verso chi legga parole, distese senza fine di parole, dove gli altri vedono tutto il resto.
Dicesi, scrittori.
Già, i grandi narratori, come i più coraggiosi esploratori, alla stregua degli eroi meno probabili e più di ogni altra cosa, loro.
Le vittime sepolte in fretta e furia e le esistenze anonime confinate nel seminterrato del destino, le anime comparse delle sceneggiature ufficiali e tutti gli attori rigorosamente non protagonisti, rimasti fuori dai titoli di coda della storia che stiamo ancora scrivendo tutti insieme.
Tutti, in questa storia.
Tutti noi non siamo stati e non saremo mai dei colori.
Per nostra fortuna, eravamo e siamo ancora oggi molto di più.
Ma se è un colore tutto ciò che credi di essere.
Povero te, perché stai sprecando la sola vita che hai per un granello di polvere al cospetto dell’universo intero.