In cerca di pianeti e parole

Storie e Notizie N. 1626

Esco.
Evado da me, da qui, ogni giorno.
Devo, e son felice perché posso.
Nondimeno, solo non sono.
In cerca di pianeti e parole.
Di senso umanamente compiuto.
Ecco, sono già in volo e mi stupisco, perché guardo e leggo che esiste un mondo dove un paese enorme, dal cuore ricolmo di verde, natura e creature ancora pure, fondamentale per l’esistenza di tutto e tutti, è governato da un individuo che prima di salire al potere ha promesso di prendere ogni centimetro della terra ora occupata dagli indigeni.


Nondimeno, il resto dei viventi, di ogni specie armoniosamente coerente con l’universo, si rende conto del pericolo e si erge compatto a fronteggiare il marrano, costringendolo ad abbandonare le sue folli intenzioni.
Mi rincuoro, ma non mi basta.
Perché è tutto troppo logico per esser vero.
Quindi prendo fiato e soffio aria nei polmoni che si fanno ali e come uno speranzoso dirigibile mi fido del vento che ancora viaggia libero.
Lo vedo, adesso, un mondo simile al precedente, dove alla guida di una terra straordinariamente rigogliosa e variopinta vi è un personaggio inquietante, il quale è uso chiamare terroristi coloro che rischiano la propria stessa vita per difendere i diritti umani.


Ciò malgrado, il bruto ha i minuti contati, poiché gli altri abitanti oltre confine sono consapevoli che il silenzio, il voltar pagina, serrando occhi e coscienza innanzi a siffatti atteggiamenti vuol dire esser complici.
E che nessuno si senta innocente, poi.
Quindi si parlano tra loro e, in breve, prendono pubblica e attiva posizione.
Sorrido, il cuore si scalda e l’angoscia diminuisce.
Ciò nonostante, mi pare ci sia qualcosa di eccessivamente sensato per esser reale.
Perciò carico i muscoli delle spalle e porto indietro le mani per darmi la solita spinta da solo verso le alternative mancanti all’orizzonte.
Coraggio, mi dico, e non vengo deluso.
Perché nella galassia subito accanto trovo un pianeta dove la nazione più generosa d’ossigeno e maggiormente creativa con colori e forme ha come leader un tizio che ha annunciato di voler spezzare in due la foresta più grande del mondo con un’autostrada, disboscando e spianando senza pietà.



Ebbene, sono proponimenti inaccettabili per gli esseri interessati, ovvero tutti.
Difatti, grazie a un laborioso ma efficace tam tam solidale, ovvero utilizzo intelligente dei social, sono tutti accorsi per fare scudo alle ricchezze comuni messe in pericolo.
Mi esalto di fronte a cotanta dimostrazione d’amore per l’oggi, quanto per il domani.
Per se stessi, quanto per i figli che verranno, oltre a quelli che già attendono un saggio cenno.
Tuttavia, ho la netta impressione che le luci siano troppo vivide e la condivisione del nobile intento sia stata troppo facile.
Quindi, scruto gli attori con occhio più attento, riascolto le battute, e dopo qualche istante riconosco il testo.
È il solito racconto.
Con cui esco.
Grazie al quale evado dal sottoscritto, da questo mondo, quotidianamente.
Non ne posso fare a meno, e son grato perché ne ho tempo e facoltà.
Ma sono certo di non essere il solo.
In cerca di parole e pianeti.
A cui far una volta per tutte assomigliare.
Questa assurdità che chiamiamo terra…




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