Giorno della memoria 2019: una storia

“Voi siete i fantasmi delle vittime, è così?” domanda Claudia rivolgendosi all’adolescente che sembra avere più o meno la sua stessa età, basandosi sull’aspetto.
“È così”, conferma lui annuendo.
“Mi rendo conto che non sia di grande utilità, adesso”, sussurra la ragazza di appena sedici anni, “ma vorrei che tu sappia quanto mi dispiace per ciò che vi è accaduto.”
“Ti ringrazio”, fa l’altro. “Ma raccontami, invece, com’è oggi la terra? C’è ancora la guerra? Vivete in pace, adesso? Chi governa il mondo?”




Claudia ha l’impressione di non essere la prima a cui vengano rivolte tali domande. Inoltre, solo in quell’istante, nota che anche gli altri la stanno osservando, in attesa di ascoltare la sua risposta.
Malgrado sia consapevole dell’enorme responsabilità, sa pure che oramai ha il dovere di parlare. Poiché questo è ciò che esigono i defunti, soprattutto coloro che hanno perso la vita a causa di terribili ingiustizie.
Mi riferisco alla nostra voce, con tutta l’onestà e la maturità di cui siamo capaci.

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