In attesa di giustizia
Storie e Notizie N. 1630
Qui Chingola, Zambia, ovvero, allorché sia maggiormente chiaro.
Qui Africa.
Siamo in attesa di giustizia, da anni, ma voi leggete pure il tempo in oggetto come un fiume che si fa iroso quanto sofferente. Alla stregua di quello che più ci riguarda, chiamato Kafue, le cui acque sono indispensabili per la sopravvivenza degli abitanti dei villaggi limitrofi.
Alcuni tra voi dicono, spesso e a caso, aiutiamoli a casa loro.
Perdonate, ma ci abbiamo messo un po’ a capire cosa intendevate con aiutiamoli.
È che alcuni tra voi altri, cittadini dei paesi oppressi dalla quantità di roba, piuttosto che di miseria, vanno sempre di fretta e si dimenticano per strada parole e pezzi di cuore.
Perché quest’ultimo va irrobustito dalla pratica e come ogni organo che pulsi di vita involontaria quanto invisibile, laddove lo si trascuri, si raggrinzisce a nostra insaputa.
In tal modo si perde tutti qualcosa per strada.
Nel vostro caso un frammento fondamentale, informazione che abbiamo dovuto intuire a nostre spese.
Aiutiamoli a morire a casa loro.
Era questa la traduzione a senso, giusto?
Chi tace, e al contempo di spalle resta, acconsente.
A ogni modo, le parole sono importanti, dite anche.
Certo, ma alcune lo sono molto di più. Per molti sono tutto quel che hai e se non stai attento, quel tutto ti verrà trafugato sotto gli occhi con un gioco di mano e… di parole, già.
È così che colonialismo è divenuto d’incanto esportare e delocalizzare, investire ed espandersi.
Ma voi, in breve, leggete pure come aiutiamoli – a morire – a casa loro.
Tuttavia, coloro tra noi ancora vivi e decisi a resistere all’unica vera invasione degna di questo nome, come di pubblica condanna, hanno alzato la testa e portato il conto ai falsi amici venuti da lontano.
Come l’azienda mineraria britannica Vedanta Resources, la quale è responsabile dell’inquinamento della nostra terra e delle nostre esistenze.
Non è la prima volta che ciò accade. Non è da ieri che in questo continente abbiamo iniziato a combattere per riprenderci il naturale maltolto, per quanto maltrattato, ma stavolta, ossia ad aprile di quest’anno, qualora la Corte si dovesse esprimere a nostro favore, potrà creare un precedente unico.
Difatti, nel caso la nostra richiesta venisse soddisfatta dall’appello in questione, il processo che vede imputati alcuni tra i molteplici vampiri delle nostre ricchezze naturali si svolgerà nel regno unito.
Ecco cosa può suggerirci una storia.
Ed ecco quel che può ottenere, laddove tenga conto del reale significato di ciò che la compone.
Ovvero, le tanto abusate parole, contaminate come la coscienza di chi se ne approffitta.
In questo modo, aiutiamoli (a morire) a casa loro trova il suo meritato contrappeso, a riportare equilibrio nelle cose del mondo del quale siamo tutti ospiti e accolti, nella conclusiva morale del racconto.
Aiutateci a fare giustizia.
A casa vostra.
In modo che tutti voi vediate.
Come ci state.
Aiutando...
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Qui Chingola, Zambia, ovvero, allorché sia maggiormente chiaro.
Qui Africa.
Siamo in attesa di giustizia, da anni, ma voi leggete pure il tempo in oggetto come un fiume che si fa iroso quanto sofferente. Alla stregua di quello che più ci riguarda, chiamato Kafue, le cui acque sono indispensabili per la sopravvivenza degli abitanti dei villaggi limitrofi.
Alcuni tra voi dicono, spesso e a caso, aiutiamoli a casa loro.
Perdonate, ma ci abbiamo messo un po’ a capire cosa intendevate con aiutiamoli.
È che alcuni tra voi altri, cittadini dei paesi oppressi dalla quantità di roba, piuttosto che di miseria, vanno sempre di fretta e si dimenticano per strada parole e pezzi di cuore.
Perché quest’ultimo va irrobustito dalla pratica e come ogni organo che pulsi di vita involontaria quanto invisibile, laddove lo si trascuri, si raggrinzisce a nostra insaputa.
In tal modo si perde tutti qualcosa per strada.
Nel vostro caso un frammento fondamentale, informazione che abbiamo dovuto intuire a nostre spese.
Aiutiamoli a morire a casa loro.
Era questa la traduzione a senso, giusto?
Chi tace, e al contempo di spalle resta, acconsente.
A ogni modo, le parole sono importanti, dite anche.
Certo, ma alcune lo sono molto di più. Per molti sono tutto quel che hai e se non stai attento, quel tutto ti verrà trafugato sotto gli occhi con un gioco di mano e… di parole, già.
È così che colonialismo è divenuto d’incanto esportare e delocalizzare, investire ed espandersi.
Ma voi, in breve, leggete pure come aiutiamoli – a morire – a casa loro.
Tuttavia, coloro tra noi ancora vivi e decisi a resistere all’unica vera invasione degna di questo nome, come di pubblica condanna, hanno alzato la testa e portato il conto ai falsi amici venuti da lontano.
Come l’azienda mineraria britannica Vedanta Resources, la quale è responsabile dell’inquinamento della nostra terra e delle nostre esistenze.
Non è la prima volta che ciò accade. Non è da ieri che in questo continente abbiamo iniziato a combattere per riprenderci il naturale maltolto, per quanto maltrattato, ma stavolta, ossia ad aprile di quest’anno, qualora la Corte si dovesse esprimere a nostro favore, potrà creare un precedente unico.
Difatti, nel caso la nostra richiesta venisse soddisfatta dall’appello in questione, il processo che vede imputati alcuni tra i molteplici vampiri delle nostre ricchezze naturali si svolgerà nel regno unito.
Ecco cosa può suggerirci una storia.
Ed ecco quel che può ottenere, laddove tenga conto del reale significato di ciò che la compone.
Ovvero, le tanto abusate parole, contaminate come la coscienza di chi se ne approffitta.
In questo modo, aiutiamoli (a morire) a casa loro trova il suo meritato contrappeso, a riportare equilibrio nelle cose del mondo del quale siamo tutti ospiti e accolti, nella conclusiva morale del racconto.
Aiutateci a fare giustizia.
A casa vostra.
In modo che tutti voi vediate.
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