Marionette e spettatori

Storie e Notizie N. 1638

Allora, partiamo da qui.
Conte è un grande statista, egli è il premier eletto per capacità e meriti che in modo autorevole guida un governo bicolore formato dal Movimento Cinque Stelle di Di Maio e la Lega di Salvini, i quali lo rispettano e si affidano alla sua competente quanto saggia leadership. Grazie ai tre, il nostro paese si trova in una fase brillante della sua crescita economica, culturale e sociale.
Ecco… se la pensi così, fermati pure qua, lo capisco. Cioè no, non ho proprio alcuna idea di che cosa ti frulli per la testa, ma non credo che converrai facilmente con il seguito.
Da questo punto in poi, allora, mettiamo che Guy Verhofstadt, capogruppo del Gruppo dell'Alleanza dei Democratici e dei Liberali per l'Europa al parlamento Europeo, abbia ragione su ciò che ha affermato di recente sul nostro premier e l’attuale governo.
Diamo per ragionevoli le sue accuse.
Immaginiamo, quindi, sia vero che Conte è un burattino nelle mani di Di Maio e Salvini.
Indi per cui, secondo questa tesi, il presidente del consiglio in carica è un uomo che ha accettato tale incarico sapendo che, una volta effettuato il proprio giuramento, si sarebbe messo al servizio degli altri due, seguendo una linea non sua, assecondando puntualmente le richiese di entrambi.
Non so, come una mamma che vizi i suoi due figli, subendone la prepotenza, accontentandone i capricci e sopportandone i continui ed egoistici litigi, a scapito della loro educazione. Non rende? Alla stregua di un presidente messo a capo dell’ennesimo paese povero, ma con la terra zuppa di petrolio, da parte dell’ennesima potenza straniera. Non basta? Allora, come il nostromo che sul Bounty maltrattò i marinai e soprattutto i mozzi per dimostrare di esser fedele al capitano Bligh e alla sua crudele gestione dell’equipaggio.
Niente?
Okay, d’accordo. Sarò breve, allora: come una marionetta, la quale, con dei fili più o meno invisibili, venga manovrata dall’alto.




Perciò, immaginatevi la scena, come una favola, ovvero uno spettacolo teatrale.
C’era una volta una marionetta di carne e sangue, che alla stregua del noto burattino di legno, mentiva sapendo di mentire, nel suo caso sulla propria autonomia nelle decisioni da prendere e nella strategia con cui guidare un intero paese.
La marionetta di carne e sangue – sempre allorché Verhofstadt abbia colto nel segno – era niente di più che un fantoccio i cui movimenti delle braccia e delle gambe, nonché della bocca, con annesse parole e discorsi, erano azionati dai suoi padroni.
I marionettisti, Di Maio e Salvini, come è tradizione si trovavano al di sopra del palco, opportunamente non visti.
Cioè, intendo non visti nell’atto di manovrare la marionetta, perché per il resto del tempo, sarebbe assai arduo non vederli, ecco.
Ora, sempre seguendo la versione del detrattore di Conte e del suo esecutivo, quel che manca in questo metaforico teatro di figura è il pubblico.
In altre parole, gli spettatori paganti.
Ebbene, presto detto.
Siamo noi, tutti noi, nessuno si senta espulso dalla sala, tranne gli immigrati, visto il recente andazzo.
Anzi, no, che dico? Che sia in platea, piuttosto che in galleria o loggioni vari, gli spettatori sono tutti coloro che pagano di tasca loro, o con la propria stessa vita, questa puerile messa in scena.
E se il prezzo più alto determina la miglior poltrona, allora ammettiamolo, dai, sui sedili più confortevoli ci sono proprio loro, i migranti. Di seguito i giovani e le donne, le persone con problemi di salute e tutte le categorie emarginate e discriminate di questa nostra società.
Che volete farci, è il destino di coloro che fanno da comparse nei sogni dei pochi fortunati, quello di essere i protagonisti degli incubi di tutti.
Eccoci, allora, tutti riuniti, innanzi allo spettacolo iniziato ormai da un bel po’.
La marionetta blatera e danza in modo scoordinato e confuso, alcune volte perché in attesa del fatidico comando di turno, altre perché i due registi occulti litigano tra loro.
Eppure, la maggior parte di noi assiste in buon ordine, alcuni perfino lodando e applaudendo l’esibizione, dopo aver addirittura pagato il biglietto, e non avendo neppure più l’alibi di affermare di non sapere che l’attore in scena non è altri che una marionetta vivente, eppur senza vita.
Vi lascio con delle domande che ritengo impellenti quanto ineludibili.
Laddove sia questa l’effettiva realtà in cui oggi viviamo, cosa ci fa rimanere seduti senza protestare?
Perché sopportiamo e ci accontentiamo di tutto ciò?
Ma, soprattutto, perché nel tempo ci siamo convinti che sia questo, il meglio che possiamo avere?


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