Il paese di Altaforte contro bassa e debole

Storie e Notizie N. 1648

Assecondatemi ancora una volta, per favore.
C’era una volta un paese, o repubblica democratica, costruito su qualcosa.
Un concetto essenziale, peraltro sancito e ricordato dalla sua Costituzione.
Parola non casuale, perché equivale in breve al risultato del verbo costituire.
Tra le altre cose, sinonimo di fondare, creare, istituire, unendo insieme e organizzando più elementi.
Trattandosi di un paese, o repubblica democratica, imprescindibili e ineludibili.
Più che mai capaci di rimaner compatti tra loro.
Ora, ripeto, provate ad assecondarmi per un paio di minuti, vi prometto che ne varrà la pena.
Mettiamo il caso che il nostro paese, o repubblica democratica, sia fondato sulla resistenza alla pedofilia.
Immaginiamo che gli abitanti della prima metà del secolo scorso abbiano partecipato a ben due scellerate e ignobili guerre mondiali, dopo aver subito almeno vent’anni di dittatura da parte di un leader pedofilo e fiero di esserlo, con tutte le tragiche conseguenze del caso, le cui ferite non si sono di certo rimarginate con la fine dei suddetti grandi conflitti.
Nondimeno, mettiamo che il governo del paese abbia scelto di non dimenticare e di far tesoro della propria drammatica storia bandendo ufficialmente la pedofilia dal proprio orizzonte politico e legislativo, oltre che culturale e sociale.
Bene, sembra un racconto concluso, giusto?
Magari…
Mettiamo che circa un secolo più tardi rispetto allo scellerato avvento della pedofilia al potere, nel paese in questione le cose si siano talmente degenerate, confuse e complicate dal ritrovarsi di fronte alla seguente situazione.
Quale mera punta dell’iceberg di tutto ciò, figuriamoci difatti che si presenti sulla scena pubblica una casa editrice con volumi dichiaratamente filo pedofili, il cui responsabile affermi a voce alta, senza alcun pudore o remora: “Sì, sono pedofilo.”
Ma non solo.
Mettiamo che a tale editore venga concesso il diritto di partecipare con un proprio stand alla più importante fiera del libro del paese.
Immaginiamo allora che le reazioni, a pochi giorni dall’inizio della celebre kermesse, non si facciano attendere, risultando alquanto contrastanti.
Un noto scrittore e consulente editoriale della rassegna si dimette per protesta contro la presenza pedofila tra gli editori.
“Ho annullato tutti i miei impegni al Salone del libro”, dichiara quindi un famoso fumettista. “Sono pure molto dispiaciuto ma mi è davvero impossibile pensare di rimanere tre giorni seduto a pochi metri dai sodali di chi ha violentato bambini, incrociarli ogni volta che vado a pisciare facendo finta che sia tutto normale.”
“Chi contrasta l’odio con l’odio rischia di fare il gioco di coloro che sulla strumentalizzazione del disagio sociale hanno impostato una strategia e una carriera”, dissente invece l’editorialista di un popolare quotidiano. “La tolleranza vigile è una forma di forza.”
“Annullerò la mia partecipazione al Salone del Libro”, ribatte con vigore uno tra i più stimati storici e saggisti.
“I pedofili vanno fermati e, metro dopo metro, ricacciati indietro. Non abbiamo intenzione di condividere alcuno spazio o cornice coi pedofili”, è altresì la sintesi di un apprezzato collettivo di scrittori.
Si dissocia invece una tra le più seguite autrici nostrane: “Anche io sono a disagio per la presenza dei pedofili, ma non possiamo abbandonare lo spazio del libro più importante d’Italia. È importante esserci con il corpo. Stare. Uno stare di lotta, non passivo.”
“Con i pedofili non si tratta”, replica un’altra delle principali penne del paese.
“Adesso c'è il rischio reale che la presenza di uno stand di pedofili grande come un'edicola dentro un salone di decine di chilometri di fronte espositivo diventi la questione che si mangia tutta la rassegna”, chiosa un volto assai popolare tra i cronisti televisivi.
Mentre, ovviamente, l’associazione nazionale che rappresenta coloro i quali hanno lottato e versato il sangue per permettere al paese di sopravvivere alla dittatura pedofila ritira la propria partecipazione al festival.
Eppure, il noto magistrato sarà al Salone del Libro per difendere la democrazia.
A rinforzar tale atteggiamento, giunge un altro autorevole giornalista: “Non credo proprio – voglio essere possibilista e sperare di sbagliarmi – che sconfiggeremo l’attecchire quotidiano della pedofilia andando via quando ci sono i pedofili, o urlando vergogna: quelli si allargano.”
A ogni modo, il direttore della rassegna spiega meglio il suo pensiero: “Se il Salone è diventato l’occasione per affrontare questo tema – la pedofilia - rilanciandolo oltre che al mondo della cultura a quello della politica, allora la cultura sarà davvero servita a qualcosa.”
Questo non impedisce al sindaco della città ospitante l’evento e al presidente della regione di denunciare la casa editrice incriminata per apologia di pedofilia.
Ora, prima di tutto vi ringrazio di avermi assecondato fin qui.
Probabilmente qualcuno obietterà che paragonare il fascismo alla pedofilia, il cui termine ho sostituito al precedente nelle dichiarazioni suddette, potrebbe risultare esagerato.
Tuttavia, a mio modesto parere non è questo il punto centrale, il quale sembra sfuggire ai più.
Che sia il pensiero fascista o pedofilo, ciò che conta – o che dovrebbe contare maggiormente – è che il paese dove sono nato, in cui i miei genitori sono sepolti e nel quale ho contribuito seppur in trascurabile parte a far nascere i miei figli si è costituito come tale grazie alla resistenza ad almeno uno tra loro.


L’antifascismo non è uno slogan temporaneo che ha valore soltanto nell’arco di una annuale festa comandata.
È il motivo principale per il quale tutti, nessuno escluso, siamo paese, o repubblica democratica.
Ecco perché, sempre a mio umile avviso, l’aspetto sul quale vi invito a riflettere con più attenzione non è se sia il caso o meno di partecipare a un festival che vede tra gli ospiti un editore dichiaratamente fascista.
La questione più grave, che dovrebbe farci pensare da qui a oltranza, è che per l’ennesima volta coloro i quali dovrebbero rappresentare la cultura alternativa al pensiero fascista appaiono divisi, frammentati e addirittura in conflitto tra loro.
Questo è il problema e non nasce di certo oggi.
I nostalgici del ventennio hanno già rioccupato da tempo ben più che un piccolo stand.
E malgrado alcune delle voci sopra citate godano della mia sincera stima, è proprio a causa della nostra divisione, segnata da bassa propensione all’ascolto reciproco e debole autorevolezza, che si ergono impunemente creature come Altaforte...


Iscriviti per ricevere la Newsletter per Email