Cappuccetto rosso e il Coronavirus

Storie e Notizie N. 1685

La Storia insegna. Le storie altrettanto. Ma mai quanto le fiabe e le favole.
Immaginiamo, allora. Immaginiamo insieme che il Coronavirus abbia l’ardire di infettare anche il seppur vasto regno della fantasia, dimostrandosi altrettanto equo come nel mondo reale, non facendo distinzione tra storia e storia, personaggi positivi e negativi, indubbi protagonisti e comprimari, più o meno decisivi.
Di conseguenza, mettiamo che il famigerato Covid 19 si diffonda anche nel bosco di Cappuccetto rosso.
Ebbene, sono certo che la mamma ci penserebbe due volte a mandare la piccolina a portar dolci e medicine alla nonna. Anche se non si è di certo preoccupata in passato, vista la presenza di un lupo feroce e affamato nascosto nella macchia. Ma voglio pensar positivo. Mi sforzo sempre di farlo, e allora vedo finalmente entrare in scena ‘sto cavolo di papà. Giacché perfino nelle fiabe ci voleva l’ordinanza del re per obbligarlo a restare a casa, il nostro.
A ogni modo, questo non è il momento di far polemica, cribbio. Cosicché, babbo, mamma e Cappuccetto – che ora è stata ribattezzata Mascherina rossa – si riuniscono sul da farsi: quella povera vecchia si ritrova da sola nel bosco, cappero. E se dovesse infettarla il virus?
“Vado a prenderla io”, annuncia il padre,


finalmente in campo a prendersi le sue responsabilità. “Accendo il calesse, faccio il pieno al cavallo e…”
“Non abbiamo mai avuto un calesse, caro…” gli ricorda la moglie, l’unica con un minimo di senso pratico tra gli adulti in gioco.
“Potremmo chiedere al cacciatore!” propone Mascherina rossa.
“Tesoro…” fa la mamma. “Quella puoi pure toglierla, in casa. E poi, noi due mica siamo infetti.”
“Sì, però poi come chiamiamo la fiaba? Tra l’altro, neppure il cappuccetto ha senso indossarlo al chiuso…”
“Pure te hai ragione, figlia mia.”
“A ogni modo”, ritorna al punto il padre. “Mascherina ha ragione.”
“Papà… non potreste chiamarmi col mio vero nome, per una volta?”
“Già”, concorda la madre. “Il fatto è che… come ti chiami, tu?”
“Come non detto”, fa la bambina sospirando, “andiamo avanti.”
“Dicevo che la piccola ha ragione, gli faccio un colpo di telefono e…”
“Che?” fanno le due all’unisono.
“Prendo il telegrafo e…”
“Cosa?” idem come sopra.
“Il codice Morse?” azzarda l’uomo.
“Ma di che parli, caro?”
“Ho capito!” esclama esasperato il marito. “Gli mando un piccione, okay? Vanno bene i piccioni viaggiatori?”
“Niente affatto, amore”, lo fredda all’istante la moglie. “Primo, non abbiamo piccioni. Secondo, seppure li avessimo, vista la fila che c’è di questi tempi al mercato, faremmo meglio a cucinarli, che mandarli in giro a fare i postini…”
“Mammina, ma che crudeltà…”
“D’accordo, d’accordo, cancella il secondo, figlia mia. Terzo, ripeto terzo, il piccione non arriverebbe mai dalla nonna, perché quella voragine famelica travestita da lupo cattivo se lo papperebbe in un sol boccone, compreso il messaggio per il cacciatore…”
In quel momento bussano alla porta.
“E chi sarà?” fa Mascherina, Cappuccetto o come davvero si chiami.
“Vuoi vedere che è la nonna?” si chiede speranzoso il babbo. “Quella vegliarda è davvero una forza…”
“Ma se ha novantasei anni, è mezza cieca e ha l'Alzheimer in fase quarta…” ricorda loro la mamma.
“Ecco perché l’ultima volta che ci sono andata mi ha chiamato Gretel e voleva mangiarmi!” ricorda la bambina.
In breve, vanno tutti e tre alla porta e rimangono impietriti, quando di fronte a loro trovano il lupo dritto in piedi, con tanto di mascherina sul muso e un fascio di cartelli con delle frasi in sequenza scritte sopra tra le zampe anteriori.
La donna, al colmo dello spavento, sta per chiudere la porta di slancio, l’uomo fa per arretrare e agguantare il forcone che tiene per sicurezza dietro l’uscio, mentre la bimba è solo assai curiosa di sapere cosa il feroce animale ha loro da dire.
“Aspettate”, fa prendendo in mano la situazione. “Lasciamolo parlare.”
Il lupo fa un cenno d’assenso alla piccola che risponde allo stesso modo, invitandolo a mostrare il suo, di messaggio:
Siamo stati nemici per naturalo siamo stati anche per volontà di chi ci ha inventatio solo messi l’uno contro l’altro per divertir chi guardama talvolta arriva l’istante in cui la vita di tutti dipende dalla vita di tuttie quando ciò accade ciascuno di noi ha il dovere di fregarsene del personaggio che era primae dei vantaggi che la storia gli davaperché solo così possiamo uscirne insieme.
È fu così che toccò al lupo portare il prezioso cestino alla nonna e tutti sopravvissero felici e contenti.

PS: Anche se la vecchina è ancora convinta che a portarle i doni sia stato il principe azzurro con una strana pelliccia e la barba di due giorni…


Qui il video:



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