I medici

Storie e Notizie N. 1869

A oggi, leggo che sono cento i medici deceduti a causa del Covid-19.
Medici.
Una parola generica, che indica una professione, un ruolo nella società, ma anche un’immagine comune a tutti. Quello col camice bianco, quella con lo stetoscopio, colui che ti visita, colei che ti prescrive le ricette; ma anche, o soprattutto, coloro ai quali ti rivolgi quando stai male. Come una sorta di amici per lavoro, con il dovere di rispondere presente nel momento del bisogno del mondo.
Ebbene, quando c’è una pandemia là fuori, il momento del bisogno è ciascun secondo del loro tempo, più che il nostro. Perché mentre siamo in attesa, magari a lamentarci per la fila o l’eventuale ticket, oltre che per il malanno in sé, c’è qualcuno oltre quella porta; il quale, allorché giungerà il suddetto fatidico momento, si occuperà di noi.
In cento se ne sono andati, tra dottoresse e dottori, spesso nelle vesti del famoso medico di famiglia, ma anche infermieri e ausiliari hanno perso la vita a causa del virus.


Anime che fanno parte del cosiddetto personale sanitario; dove la parte che conta, più della seconda, è la prima: personale. Ovvero, persone che si prendono cura di altre persone. In una parola, noi. Tutti noi.
Non si smette mai di essere medico, mi disse il dottor Domenico Moreschi, di cui ho avuto modo di parlare in passato.
Sembra una frase retorica, ma non lo è affatto, visto che tra i dottori scomparsi ci sono anche quelli che, malgrado in pensione, si sono rimessi in gioco; perché è il momento del bisogno, esatto. E c’è qualcuno che un giorno ha deciso di fare della propria vita, più che della professione, un compito: rispondere a quella chiamata.
Sì, lo so, in molti potrebbero tirar fuori in questo momento il termine eroi. Parola quanto mai abusata in ambito patriottico e militare. Tuttavia, preferisco soffermarmi sul lato umanissimo dei concittadini che ci hanno lasciato nell’esercizio delle proprie funzioni.
Certo, nonostante pure i medici abbiano una vita propria e delle persone care di cui occuparsi, i nostri non hanno esitato a continuare imperterriti a cercare di salvar vite; ma non dobbiamo dimenticare che tutti loro erano lì, a cucire e bendare, a lenire e ad auscultare anche prima. Ci saranno anche dopo, d’altra parte.
Ecco, è su questo punto che vorrei concludere; a mio modesto parere lo ritengo di notevole importanza. Spesso, in questi giorni, a causa della quarantina forzata, delle difficoltà personali ed economiche, dello stress e dell’angoscia, o di qualsiasi altra conseguenza dovuta a questa pandemia, in molti sono inclini a trasformare tutto ciò nello sport preferito di questi tempi: la spasmodica ricerca del nemico; il responsabile di tutti i nostri mali, ancor prima che il fatidico paziente zero. Prima i cinesi, poi il governo stesso, il presidente del consiglio, e quindi la solita Europa, cattiva ed egoista.
Be’, non credo ci faccia male, invece, rimarcare l’importanza di ciò che di norma diamo per scontato; più che mai a futura memoria.
Come i nostri cari medici, già.


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