Videochiamata con il mondo ai tempi del Coronavirus

Storie e Notizie N. 1688

Il momento della videochiamata.
Chi l’avrebbe detto che sarebbe diventato un appuntamento abituale, imperdibile e fondamentale nel corso di ogni nostra giornata.
Lo è per coloro che continuano a fare o essere scuola, in barba al comunque necessario coprifuoco a tempo pieno; per quelli che lavorano a distanza, qualora il mestiere svolto sino al giorno prima del cosiddetto lockdown conceda tale possibilità; per la gente che intende far sentire la propria vicinanza alle persone care, lontane e magari anche sole; e pure per coloro che si connettono soltanto per farsi una bella


chiacchierata.
Quello della videochiamata è un tempo prezioso, utile e gratificante. Tuttavia, non sempre le cose filano lisce come vorremmo ogni volta.
Per esempio, magari lo streaming con la lezione del prof si fa lento e l’immagine lagga, ovvero arriva in ritardo. Allora, invece di fornire un consiglio di natura informatica, invito gli studenti a ricordare che secondo dati dell’UNICEF risalenti ad aprile dell’anno scorso, più di 175 milioni di bambini – i quali corrispondono alla metà della popolazione in età prescolare nel mondo – non sono neppure iscritti alla scuola dell'infanzia
Certo, è anche vero che in casa non siamo soli e spesso ci si collega tutti insieme. Può capitare che la banda larga si congestioni e che il video si blocchi proprio sul più bello.
Be’, in quel caso rammentiamoci che in accordo alla ricerca Global Digital 2019 dell’Agenzia “We are social” circa il 43% della popolazione mondiale non ha internet, ovvero 4 persone su 10…
D’accordo, ma restando chiusi in casa a causa del Coronavirus – anche se spesso ce la prendiamo con il decreto di turno – quel dialogo faccia a faccia, seppur digitale, può essere l’unico conforto della giornata.
Allora, in quel caso ripensiamo al fatto che quasi un miliardo di persone al mondo, ovvero circa 840 milioni, non ha accesso all’energia elettrica
Okay, non c’è problema, vero? C’è tempo, abbiamo tutti più tempo. Possiamo sentirci più tardi, magari dopo cena, quando ci sono meno persone connesse alla rete. Nel mentre potremmo approfittarne per fare due passi almeno in casa, o anche solo due flessioni in camera.
Ebbene, tra un piegamento e l’altro, infastiditi dall’avere davanti agli occhi sempre gli stessi ambienti, teniamo conto che un miliardo e seicento milioni di persone al mondo vive privo di un riparo adeguato
Per fortuna che esiste il pretesto della spesa, quindi. Mai come di questi tempi ci siamo ritrovati ad apprezzare quella breve passeggiata con la busta, il borsello e magari una nota con le cose da comperare. E quando troveremo più fastidiose di altre volte la mascherina e la fila per poter accedere al supermercato, proviamo a focalizzare che secondo un rapporto della FAO del 2019 oltre due miliardi di persone al mondo non hanno la possibilità di nutrirsi con del cibo sicuro, mentre circa 800 milioni non hanno neanche quello
Poi torniamo a casa e quando arriva il momento prescelto riproviamo a videochiamare, giacché sono tutti a dormire, ora, e niente può andar storto. Non prima di esserci lavati con cura e attenzione le mani, certo. E mentre le strofiniamo chiudiamo gli occhi e leggiamo a mente le parole dell’UNICEF e dell’Organizzazione mondiale della sanità, i quali hanno stimato a metà dell’anno scorso che due miliardi e duecento milioni di persone nel mondo non hanno servizi di acqua potabile gestiti in sicurezza, quasi il doppio non accedono a bagni opportunamente igienizzati e almeno tre miliardi non possono lavarsi le mani
Okay, finalmente possiamo collegarci, scaldiamo il pc, cerchiamo l’App sul cellulare e mi raccomando, sforziamoci di non parlare dei soliti grafici giornalieri, magari per esternare al mondo il nostro presunto parere scientifico sulla pandemia. D’altra parte, non siamo mica diventati tutti dottori, giusto? Pensate se viveste in Africa, dove per ogni milione di persone in Etiopia e Sierra Leone ci sono solo ventidue medici, in Niger e Malawi 19, e in Liberia sono in 14, circa uno ogni centomila
Ciò nonostante, una volta conclusa l’ultima conversazione virtuale del giorno, non possiamo fare a meno di pensare di vivere un periodo difficile.
C’è una malattia che uccide la fuori e ciò ci spaventa, inevitabilmente e in maniera del tutto comprensibile.
Pertanto, quando i timori si faranno più angoscianti del solito, non dimentichiamoci la realtà che esiste ancora oltre i confini della nostra vita, per quanto reclusa. Essa ci dice che, a causa delle già citate gravi condizioni igieniche, miliardi di persone nel mondo, soprattutto nei paesi più poveri e in via di sviluppo, affrontano quasi da sempre il quotidiano rischio di contrarre pericolose malattie infettive; e che solo per colpa della Tubercolosi nel 2017 ci sono stati
un milione e seicentomila morti, di cui più di duecentomila erano bambini.
Questo è il mondo che esisteva prima di ogni nostra videochiamata e che è ancora là fuori, ora, ad affrontare insieme a noi, e a tutto il resto, anche il Coronavirus…


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