Vorrei un vaccino

Storie e Notizie N. 1884

Vorrei un vaccino.
Non quello per il Covid-19, di cui parla il nostro ministro della salute annunciandone le prime dosi entro l’anno.
Vorrei un vaccino di quelli speciali, funzionale a virus e malattie di un tipo addirittura più subdolo di quello che sta tristemente mietendo vittime in quantità enormi in gran parte del mondo. Trattasi di piaghe molto meno letali nel breve termine, lo riconosco, e per tale ragione altrettanto meno paventate dai più. Tuttavia, più che mai in questo momento della mia vita, tale consapevolezza non diminuisce il desiderio di godere di un antidoto contro siffatte particolari patologie. Ovverosia, i cosiddetti agenti patogeni, diffusori del relativo malanno.
Sia ben chiaro, non pretendo la totale immunità. Se non altro, perché sarebbe inaccettabile per chi, come il sottoscritto, ambisca a relazionarsi con mente e cuore aperto con i quotidiani fatti della vita. Ma, come dire, apprezzerei da morire un farmaco in grado di aiutarmi a superare indenne l’inevitabile contagio.
Lo vorrei questo vaccino, quindi.
Vorrei che mi permettesse di ricordarmi con fulminea puntualità – ogni qual volta me lo dovessi ritrovare davanti agli occhi – che questo non è un giornale, malgrado il nome, ovvero una pubblicazione giornaliera a stampa, di uno o più fogli, che reca notizie, commenti, articoli e avvisi d’ogni genere sulle più disparate materie. Ma qualcos’altro, che fa tutt’altro, e lì risiede la pericolosità per chi legge. Di conseguenza, questo allora è solo un premuroso megafono al servizio dell’ennesimo arruffapopolo nostrano, che non sarà di certo l’ultimo a trovar consensi, state a vedere. Mentre questo è un generatore automatico di odio e confusione e quest'altro è soltanto l'ennesimo cacciatore di click.
Vorrei altresì un vaccino che mi facesse chiudere gli occhi e, senza mostrare alcun segno del tempo trascorso, mi permettesse riaprendoli di vivere in un paese il cui capo del governo, allorché un amministratore della cosa pubblica si permettesse altrettanto pubblicamente di sfruttare i più comodi dei capri espiatori per nascondere la propria inadeguatezza nel gestire il proprio territorio, invece di assecondarlo lo ammonisse con voce chiara e tonante, rigettando al mittente il suo becero razzismo senza se, senza ma, e neanche forse e quantunque, oh.
Al contempo, vorrei che questo vaccino mi aiutasse a individuare immediatamente le notizie davvero degne di nota, malgrado relegate nelle zone minori della giornaliera narrazione degli eventi.
Vorrei che mi mostrasse non soltanto la sgradevolezza e la tristezza degli accadimenti, ma finanche il seppur minimo accenno di suggerimento su come prevenirli.
Vorrei che mi impedisse di arrabbiarmi come il primo giorno tutte le volte in cui mi chiedo come mai un individuo con la passione per il Duce sia comunque candidabile, ancora prima che venga messo ai domiciliari per droga e prostituzione.
Sì, lo so, è un vaccino straordinario quello che sogno, ma già che ci sono mi piacerebbe che mi infondesse un pizzico di fiducia, la quale ormai scarseggia alla grande nel sottoscritto, che la notizia sull’ennesimo assassinio di un nero per mano della polizia avesse qualche tipo di azione illuminante sul cervello dell’intollerante inconsapevole che legge.
E, last but not least, vorrei che contrastasse in maniera massiccia il pessimismo che mi avvolge quando mi ritrovo a leggere ogni giorno delle stesse tragedie, come se fossero delle inevitabili pene inflitte dal destino agli sfortunati di questo mondo, e non la conseguenza della disumanità di un’intera società.
Vorrei un vaccino per tutto questo, e anche altro.
Poi però abbandono la scrivania, faccio un giro per le vie della città, osservo con calma il tempo e il luogo a cui sono stato destinato, respiro e assorbo ancora una volta il mondo che ci resta, e mi ricordo che il lockdown della mente e del cuore, della fantasia e della voglia di cambiare le cose, è una scelta soltanto nostra.
E così, come sempre, si ricomincia.


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