Quando il petrolio finisce in mare

Storie e Notizie N. 1942

Lo scorso sabato, al largo della California, c’è stata una perdita di circa 500mila litri di petrolio, sgorgati direttamente dalle tubature di un oleodotto sottomarino, il quale collega una piattaforma di estrazione alla terraferma.

Ma quando il petrolio si mescola in tali quantità all’acqua del mare, cosa succede a quest’ultimo e a chi vi abita?

Qui è un pesce che vi parla.

Sì, so che suoni assurdo, me ne rendo conto, ma trovo che sia molto meno insensato di una specie che si impegna con ogni sforzo possibile per distruggere il pianeta in cui vive.

Quale pianeta? Acqua, che domande?

Sì, so anche questo. Voi altri lo chiamate Terra, ma di cosa è fatto il settanta per cento? E di cosa siamo composti per la maggior parte tutti noi, creature viventi?

Sì, va be’, ma a chi lo vado a raccontare…

A ogni modo, bando alle ciance, e torniamo al motivo di questa mia. Ovvero, l’ennesimo incidente, come dite voi, con la fuoriuscita, attenti alle coste, pericolo, mannaggia ai petrolieri cattivoni e altre menate tipicamente umane.

Sapete che c’è? Non lo dico io, che neppure sono capace di parlare, tanto meno di leggere, ma voi stessi.

Pare infatti che decine di miliardi di litri di petrolio usato entrino nel mare ogni anno e che solo l’8% provenga da tali cosiddetti incidenti. Tra smaltimento dei rifiuti, manutenzione delle navi e impianti industriali, si tratta sempre di roba vostra. La verità, tutt’altro che accidentale, è che lo sversamento maggiore è causato dalla perforazione, anche se il carburante che lasciano le vostre navi come una velenosa scia di tanfo e morte non è mica roba da poco.

Ma tanto di questo non se ne parla in superficie finché l’acqua non cambia definitivamente colore, è così? Conta solo ciò che puoi guardare, giusto? Be’, qui sotto vale soltanto quel che non ti uccide e se prima temevamo l’orca assassina e Moby Dick, ora a confronto del petrolio, i due sembrano dei simpatici pesci pagliaccio, tipo quello del film.

Tornando al momento in cui il nostro, cioè il vostro, si immerge nell’acqua, al massimo il 40 per cento della massa evapora e quando la nera macchia raggiunge la costa si appiccica a sabbia e ghiaia, rocce e massi, vegetazione e habitat terrestri causando erosione e contaminazione. Di conseguenza, le spiagge finiscono per non essere più in grado di proteggere e nutrire la normale vegetazione e le popolazioni della biomassa, mentre gli scogli diventano tossici per la fauna costiera.

Gli effetti immediati dei rifiuti petroliferi sono la mortalità di massa e la contaminazione di noi altri, ma gli effetti ecologici a lungo termine possono risultare assai peggiori. Il sensibile substrato organico marino e costiero si inquina, interrompendo la catena alimentare da cui dipendiamo e su cui si basa il nostro processo riproduttivo. E tu vallo a spiegare a mia moglie, poi...

Uno degli aspetti peggiori è dovuto al fatto che i rifiuti petroliferi sono particolarmente persistenti. Si stima che i residui della fuoriuscita di petrolio della Exxon Valdez siano visibili sulla costa dell'Alaska ancora oggi dopo 30 anni...

Per concludere, vorrei dirvi come funziona qui sotto, ovvero cosa abbiamo capito quasi tutti, tranne il pesce palla. Basta che rimbalza, lui, ed è contento così.

I restanti hanno compreso che noi siamo mare. Il mare è acqua che si mescola con se stessa. E noi siamo entrambi. Vita che si immerge nella vita altrui e viceversa.

Ecco perché la responsabilità della prevenzione delle fuoriuscite di petrolio viene fatta ricadere sui governi e sulle industrie, ma riguarda ogni singolo essere vivente.

Quindi, ecco, io sono solo un pesce e neanche dovrei stare qui. C’è qualcuno là sopra che può fare qualcosa?

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Il mio libro più recente: A morte i razzisti