Come si vende qualcosa senza insultare qualcuno?

Storie e Notizie N. 1956

Il Senato ha appena approvato una legge che vieta sia su strada che sui mezzi di trasporto pubblicità umilianti per le donne e che perpetuino stereotipi di genere, nonché quelle considerate lesive dei diritti civili e politici o contenenti messaggi discriminatori nei confronti delle persone omosessuali, di gruppi etnici e religiosi o di persone con disabilità.

Subito dopo, ecco ciò che accade nella stanza delle decisioni di un ufficio di una qualsivoglia realtà nostrana che ambisce a vendere al maggior numero di cittadini la propria merce, sia tangibile che composta di deliranti proclami e irrealizzabili promesse:

“Allora, che ne dite?” fa il capo, dopo aver illustrato la locandina del nuovo spot con il quale aggredire il mercato. I presenti restano in silenzio, malgrado abbiano delle obiezioni, ma alla fine il più giovane e soprattutto meno intimorito tra loro alza la mano e dice la sua: “Non va bene, capo.”

“E perché mai? Mi sembra che funzioni, è sulla stessa linea di ciò che abbiamo fatto sino a oggi e credo che…”

“Ehm, scusi, ma è proprio questo il punto. Da oggi non si può più usare il corpo di una ragazza come ha fatto lei in quella foto. E poi, con quello che ci ha scritto accanto…”

“E cosa non va? È una bella gnocca, no? È o non è un gran pezzo di fi…”

“Sì, capo, non è questo il punto”, insiste il giovane. “Ovvero, è proprio questo. Non si può più fare così… e poi, ripeto, con quella frase vicino…”

“Qual è il problema della frase? Adesso non si può più fare battute sulle putt…”

“Esatto, capo, non si può più”, lo interrompe giusto in tempo il ragazzo. “Le leggi sono cambiate. E poi, a prescindere dall’aspetto legale, c’è quello del rispetto delle donne che…”

“Si offendono?”

“Be’, se fossi una donna io mi offenderei, mi sa.”

“D’accordo, va bene, via la gnocca, okay, okay. Ne avevo preparati altri.” Quindi solleva il foglio dalla lavagna e mostra la seconda idea.

“Allora, che dite? Fico è? Io non riesco a smettere di ridere ogni volta che lo vedo.”

“Non va bene capo.”

“Ancora? Ma ce l’hai con me, tu?”

“No, capo, ma pure lei… l’immigrato africano e la savana, con le banane, e no, su…”

“Perché?”

“Come perché? L’allusione non la vede?”

“Chiaro che la vedo. È voluta l‘allusione.”

“E non va bene, capo, per lo stesso motivo di prima.”

“Perché è offensivo verso i neg…?”

“Sì, capo, certo che sì!”

“E se tu fossi uno di loro ci rimarresti male, dico bene?”

“Esatto.”

“Ma adesso contano pure questi?”

“È la legge, capo.”

“Ho capito, allora non va bene neppure questo?” chiede disperato l'altro dopo aver mostrato la terza pubblicità.

“Ma no, capo… con questa sottintende che l’omosessualità sia una malattia.”

“E non lo è?”

“No che non lo è, capo. E comunque, anche se lo pensa, se lo tiene per sé.”

“Altrimenti offendo.”

“Già.”

“Questa neppure?” fa un ultimo tentativo il capo. “No… anormali e disabili nella stessa frase? Ma lei lo fa apposta.”

“Sicuro che lo faccio apposta!”

“E perché mai, capo?”

“Perché altrimenti, al giorno d’oggi, in un paese come il nostro come si fa a far diventare popolare qualcosa senza insultare qualcuno?!”

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