Diritti umani o Gas?

Storie e Notizie N. 2015

Non sono un esperto di gas, okay?
Tuttavia immaginiamo per un istante di osservare la triste vicenda ucraina non dal punto di vista politico, strategico o anche morale, ma semplicemente energetico.
In seguito alla crisi del gassoso matrimonio con l’ex amico Putin, con una notevole dose di egoistico cinismo, sul manuale del lungimirante  procacciatore di carburante per le nostre fabbriche, le abitazioni e quant’altro si dovrebbe scrivere la seguente nota: mai e mai più sottoscrivere accordi con nazioni i cui governi si distinguano per mancanza di democrazia e contestuale scarsa considerazione per i diritti umani.
Perché, ripetiamolo per l’ennesima volta, che ti aspetti che facciano negli anni a venire? Una dichiarazione di pace al mondo intero?
Poi però dai un’occhiata alle notizie di questi giorni e resti basito. O forse tutto torna, ma si capisce alla fine.
Si legge infatti che il nostro paese, per le ragioni di cui sopra, con lo scopo di ottenere il necessario gas a un prezzo concorrenziale sta stringendo accordi con Algeria, Libia, Angola e anche il Congo.
Sul serio? L’Algeria? Quella Algeria?
La nazione non libera secondo Freedom House, che impone restrizioni alla libertà di stampa e al diritto a una pacifica manifestazione? L’Algeria che nel 2016 ha sciolto i sindacati che le davano fastidio tra quelli che parteciparono alla Primavera araba?
Stiamo parlando proprio della nazione dove l’omosessualità è illegale?
Ora, tralasciamo per un istante la Libia, i cui lager per persone colpevoli di aspirazione alla sopravvivenza sono uno strumento che finora ha fatto comodo a governi nostrani di ogni colore, vogliamo parlare dell’Angola? E parliamone, perché dobbiamo proprio.
Parliamo della nazione anch’essa definita non libera dalla suddetta nota associazione internazionale, che si ritrova governata da un movimento, il cui leader è l’attuale presidente, che nel 2012 ha stravinto tramite elezioni modello russo, per capirci.
L’Angola della corruzione e dei limiti alla libertà di opinione e associazione, dei reati di tortura e percosse, oltre a uccisioni illegali da parte di forze dell’ordine e non identificati funzionari addetti alla sicurezza.
Seguendo tale controversa logica non dovrebbe suscitare stupore la scelta del Congo.
Il paese dei bambini soldato e dello sfruttamento del lavoro minorile, della violenza contro le donne ritenuta una pratica accettabile e di quella al presunto riparo delle mura domestiche considerata un diritto del marito, qualora la situazione lo richieda.
Il paese la cui zona orientale è stata chiamata la capitale mondiale dello stupro e dove il 5% delle donne ancora subisce la crudeltà della mutilazione genitale.
Ma allora, perché non bussare anche alla porta di Kim Jong-un?
Non ho idea di come siano messi a gas i coreani, ma tentar non nuoce.
Non a noi altri, è ovvio.
Mi sembra folle e sconsiderato, oltre che immorale, ma l’ho detto all’inizio.
Non sono un esperto di gas, okay?
Magari quello prodotto da paesi con governi discutibili ha una miscela migliore.
O forse è quella che compone la nostra coscienza a essere ormai marcia del tutto...


Vieni ad ascoltarmi sabato 21 maggio 2022 alle 16.00, L'isola del tesoro, Trebbo (BO)

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