Se Bakayoko non fosse stato un calciatore

Storie e Notizie N. 2052

Cosa sarebbe accaduto se non fossi stato un calciatore? Questo tra le altre cose è ciò che in sintesi si domanda e ci domanda Tiémoué Bakayoko, calciatore nato in Francia da genitori ivoriani. Un personaggio famoso e quindi per molti riconoscibile, ammirabile, apprezzabile e invidiabile.
Il riferimento è al fermo e relativo controllo da parte delle forze dell’ordine di qualche giorno fa che ha vissuto, ovvero subito il noto giocatore, attualmente militante nella squadra del Milan in prestito dal Chelsea.
Le prime notizie uscite sui giornali, con tanto di video, mettevano in risalto in particolare la reazione di stupore di uno degli agenti nello scoprire quale fosse l’identità del presunto sospetto.
Sottolineo tale espressione, ovvero presunto sospetto, perché la scelta delle parole ha sempre un valore determinante nell’analizzare il racconto dei fatti. Chiunque di noi può essere sospettato di qualunque cosa. Si è innocenti sino a prova contraria, ma solo la verifica di quest’ultima può accusarci o scagionarci. Al contempo, definire un individuo come sospetto ha tutto un altro significato, soprattutto allorché non hai dalla tua alcuna informazione, basandoti unicamente su dettagli superficiali ed esteriori. Che so, ragionando dal punto di vista di un agente, il modello e la carrozzeria dell’auto, la targa di quest’ultima, o ancor meglio il numero dei ricercati e la loro fisionomia.
A tal proposito, malgrado ciò che raccontano scene da film o fatti di cronaca dagli USA, con quel maledetto racial profiling per classificare gli esseri umani, il colore della pelle non può e non deve in alcun modo identificare qualcuno come sospetto, giacché tale è uno dei cardini essenziali del razzismo.
Ma su questo ci torniamo più avanti, ahinoi dobbiamo farlo, perché nei giorni successivi, dopo qualche altro articolo in cui si è fatta menzione delle lodi dei poliziotti al comportamento da cittadino modello del fermato, ieri a parlare è stato lo stesso giocatore, il quale descrive una situazione un po’ diversa, peraltro dal punto di vista principale di questa esemplare vicenda: “Perché non mi hanno fatto un controllo adeguato semplicemente chiedendomi i documenti del veicolo?” si interroga Bakayoko, ma è come se domandasse ciò a tutti noi, o perlomeno a chi ha ancora orecchie e coscienza per ascoltare. “Nel video pubblicato sui social network non vediamo tutto”, spiega. “Questa è la parte più tranquilla di quanto è successo. Ho avuto una pistola a un metro di distanza da me, sul lato del finestrino del passeggero. Hanno chiaramente messo le nostre vite in pericolo. Le conseguenze avrebbero potuto essere molto più gravi se non avessi mantenuto la calma, se non avessi fatto il lavoro che faccio e non fossi stato riconosciuto in tempo.”
Indi per cui, il tutto si riduce alla domanda del titolo: cosa sarebbe accaduto se non fossi un calciatore?
Ebbene, caro Bakayoko, provo a risponderti e a dirti la mia su cosa sarebbe successo se tu non fossi stato un personaggio ricco e famoso. E per farlo prendo spunto dalla testuale nota della questura: c’è stata una rissa con sparatoria e si ricerca un Suv con a bordo una persona di colore con una maglietta verde.
Immagina quindi di corrispondere all’identikit descritto e di non essere chi sei, bensì un giovane come tanti, ma ugualmente innocente e con indosso, al di sotto della suddetta maglietta, l’abito più pericoloso al mondo, se non altro per chi ci nasce.
Nella suddetta informativa si legge l’espressione attualmente politicamente accettata di colore, ma tu e io, fratello, sappiamo perfettamente in quali altri modi ancora tanti, troppi nostri concittadini dall’epidermide favorita dal destino traducono la suddetta dicitura.
È ciò che pensano ma non dicono, è tutto quel che vedono e talvolta borbottano alle spalle, è quel che trovano il coraggio di urlare solo in tanti o al riparo di un monitor.
Consapevole di ciò, credo non serva spiegare a chi ci legge che nelle vesti di una persona qualunque sarebbe stato tutto molto più pericoloso e inquietante, e che un comportamento da cittadino modello non è affatto detto che sarebbe stato sufficiente a tirarti fuori dai guai.
Ora, come ho letto nella maggior parte dei commenti in rete, un prevedibile muro ottuso quanto ipocrita si è levato compatto nel giustificare i solerti poliziotti, i quali – tirando in ballo la consueta tiritera – fanno un lavoro difficile, stressante e sotto pagato, e sono costretti ad avere a che fare con criminali pericolosi, violenti e armati. Da cui, la corale contro risposta, a puerile giustificazione delle armi spianate: e come avrebbero dovuto fermare i presunti – sottolineo ancora - sospetti? Con un mazzo di fiori?
Applausi virtuali, condivisioni à gogo e pioggia di like e pollici alzati, in guanti rigorosamente bianchi.
Il tutto tralasciando ancora una volta l’ormai colossale elefante nella stanza, ovvero il razzismo istituzionale e legalizzato che traspira da ogni poro di questa storia, evidenziabile nel modo più banale del mondo, ovvero eliminando la nota di colore dalla stessa: c’è stata una rissa con sparatoria e si ricerca un Suv con a bordo una persona con una maglietta verde.
Da cui le mie di domande: il presunto sospetto dalla candida cute sarebbe stato trattato allo stesso modo, con le armi spianate, sbattuto sull’auto e perquisito con violenza senza curarsi di controllarne prima i documenti? E qualora fosse capitato a te, cittadino dalla pelle chiara – cosa di cui dubito fortemente -, ti saresti comunque complimentato con i rudi agenti per l’aggressività?
In ogni caso pensa che in questa nostra civile società a noi altri non serve il Suv o la maglietta sbagliati per rischiare tutto ciò.
Ci è sufficiente uscire di casa...

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