Chi ha vinto nel Paese dei concorsi

Storie e Notizie N. 2063

Giorgia Meloni ha vinto le elezioni: cosa succede ora...

C’era una volta il Paese dei concorsi.
Delle gare con ricchi premi o basta esserci e hai già svoltato.
Delle competizioni tra ricchi e famosi di partenza o solo sembianti, più che aspiranti, e hai già svoltato comunque, perché conta quello che credono tutti, giammai ciò in cui credi tu o dici di credere mentendo perfino a te stesso.
La terra dei reality show, in ultima analisi, dove vince chi resta in piedi sino alla fine, ma fatti comunque notare e hai ancora svoltato, così ti richiamano.
Poi ti richiamano, ripeti il giochino, e ti richiamano di nuovo, finché non chiudi bottega, ovvero apri la villa e chi t’ha visto, t’ha visto, parafrasando il noto detto.
Nel frattempo, qualcuno almeno sulla carta è arrivato primo.
In altre parole, ha vinto.
Ha vinto…
Va bene che siamo nel Paese dei concorsi e delle gare, di un gigantesco reality con all’interno altri format, come dicono alla tv, tutti diversi, eppure ciascuno identico all’altro, dove la competizione è tutto, ma vorrei dire le cose come stanno, okay?
Che qualcuno sia arrivato primo è indubbio, ma ora la pacchia è finita (cit. di colui che è capace di mostrare la stessa faccia e dire le stesse cose all’opposizione, quindi al governo con gli avversari all’opposizione di se stesso, tornare all’opposizione dei governanti al fianco dei quali si trovava il giorno prima, per poi salire di nuovo al governo assieme a chi aveva lasciato indietro per allearsi con i nemici, sembra assurdo ma è tutto vero).
Dal giorno successivo alle ubriacature e i bagni di folla, non esiste più la parola vittoria, ma molte altre, le quali comportano il successo soltanto a cose fatte: lavorare dalla mattina alla sera, far quadrare i conti, rispettare gli impegni con tutti e tutto, mantenere le promesse, dimostrarsi coerente con ciò che si è detto prima, e un’infinità di ulteriori incombenze che rendono l’arrivare primo più una colossale rogna che un’amena passeggiata.
E a dirla tutta, anche nel caso in cui pure solo la metà di tali ineludibili obiettivi si realizzino, il vero successo non è il tuo, bensì di coloro i quali ti hanno permesso di arrivare primo. Perché quando ottieni tanto grazie alle scelte di altri, che siano pochi o molti, ogni guadagno raggiunto dev’essere incassato da loro, così come ciascun passo falso o mancata promessa saranno costoro a pagarlo. E non solo costoro... ma è la democrazia, bellezza. Si fa per dire, è ovvio. Intendo democrazia, ma su questo ci torno alla fine.
Intanto, un dubbio potrebbe assalire: ma se chi è arrivato primo non ha effettivamente vinto, almeno possiamo affermare che chi è giunto alle spalle o non si è neppure qualificato ha perso?
Per pura logica, sinceramente la mia risposta è no. Perché se abbiamo appena detto che essere arrivati primi non comporta automaticamente l’aver vinto, in quest’ottica un risultato negativo rappresenta un’occasione straordinaria: sei fuori dalla contesa, capisci? Finalmente puoi smetterla di battagliare e polemizzare con gli avversari o far di tutto pur di sembrare migliore di ciò che sei di fronte alla piazza. Se ci pensi, è un momento straordinariamente favorevole per diventare davvero migliore e capace giammai di arrivare primo o di essere maggiormente in grado di farlo – il che sarebbe come ripetere di nuovo lo stesso errore – ma piuttosto di capire come creare le fondamenta e tutto il resto con cui assolvere ai propri doveri dopo, se e quando sarà.
Ma allora se c’è stata comunque una sfida, per quanto insolita nel Paese dei concorsi, e qualcuno è arrivato primo, chi è che può dire di aver vinto e chi ha davvero perso?
Sembra una domanda difficile, ma credo che invece la risposta sia scontata ed è sempre la stessa in questo particolare tipo di corsa: follow the money, ovvero segui i soldi, come disse il procuratore statunitense Henry E. Peterson riguardo allo scandalo Watergate, frase riportata nel film Tutti gli uomini del presidente, e poi riutilizzata da Giovanni Falcone riferendosi alla mafia. Da tempo immemore c’è qualcuno che nel Paese di cui sopra, a prescindere da chi arrivi primo, continua ad arricchirsi, ecco chi ha banalmente vinto.
Per quanto riguarda gli sconfitti, ecco, vedi, abbiamo parlato di democrazia, giusto? Ebbene, quando il numero delle persone, tra quelle chiamate a decidere, che non si preoccupano affatto di chi arrivi primo o meno e se ne restano a casa a fare altro cresce ancora battendo ogni record, diventando di fatto maggioranza, di quale democrazia stiamo parlando?
Di quella di un Paese, a mio modesto parere, dove in questo caso abbiamo perso tutti...

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