Cosa succede se scoppia la bomba atomica?
Storie e Notizie N. 2070
Sui giornali, in tv e anche su internet le due parole più temute nel secolo scorso ricompaiono sempre più spesso, talvolta con superficialità, incoscienza, e in taluni casi ignoranza, le quali possono rappresentare un indice di pericolosità grave quasi quanto il concreto rischio che l’incubo peggiore si avveri.
Da cui, la seguente storia…
“Nonno, posso farti una domanda?” fa Teresa, otto anni a breve, senza alzare il capo piegato sulla minestra, intenta a schivare le lenticchie col cucchiaio, che proprio non gradisce.
“Certo, tesoro” fa l’uomo, che di anni ne ha dieci volte tanti, e la chioma canuta quanto sparuta lo dimostra.
“Cosa succede se scoppia la bomba atomica?”
La nonna si trova alle spalle della bambina e a sua volta le porge la schiena, mentre sta iniziando a sciacquare le prime stoviglie. Resta immobile per un istante con una pentola tra le mani, mentre l’acqua continua a scorrere. Dopo alcuni secondi che sembrano minuti lunghi ore si ricorda dei continui ammonimenti della figlia ambientalista, la mamma di Teresa, sugli sprechi da evitare. Si affretta a chiudere il rubinetto e si volta, curiosa quanto preoccupata di come il marito affronterà l’angoscioso interrogativo della loro unica nipote.
L’uomo muove lo sguardo verso quello della moglie, inaspettatamente come in cerca d’aiuto, consiglio, ispirazione. Ha qualche anno più di lei, ma entrambi erano dei bambini proprio come la piccola davanti a loro quando Little Boy e Fat Man colpirono e uccisero centinaia di migliaia di persone in Giappone, avvelenando al contempo i cuori e le coscienze del resto dell’umanità con uno scenario terrificante. Perché da quel momento tutti avrebbero saputo che un singolo individuo avrebbe avuto il potere, premendo un solo pulsante, di dare inizio alla fine del mondo.
Non avendo risposta, Teresa interrompe la caccia alla lenticchia e solleva la testa per fissare lo sguardo sugli occhi celesti del nonno, di norma ormai privi del bagliore di un tempo, ma stasera in una cena come tante ravvivati dalla luce del ricordo.
Il ricordo di una vita fa, quando più o meno all’età della nipote aveva fatto la medesima domanda a suo padre. Non erano a tavola, bensì in ginocchio sulla sabbia fianco a fianco intenti a costruire castelli, o meglio le classiche torri modellate con il secchio, per poi ammirarne l’innocua distruzione causata dalle onde del mare.
“Lo sai già che succede” aveva risposto il suo papà, che non era uno di molte parole e schivava le domande come aveva fatto con le pallottole dei nemici durante l’ultima guerra. Erano altri tempi e il dialogo tra diverse generazioni avveniva nelle forme e nei modi più disparati, perfino nel più assoluto silenzio. Inoltre, alle brutte vi era sempre la scappatoia perfetta per eludere l’ennesimo scomodo assedio: “Non ne avete parlato a scuola? Allora il signor maestro che ci sta a fare?”
A dire il vero, il bisnonno di Teresa in un certo senso aveva ragione sostenendo che il figlio sapesse già la risposta, perché da quei primi d’agosto del ‘45 sarebbe stato assai difficile per chiunque e ovunque, a prescindere dall’età, non avere un’idea di quali fossero le conseguenze, immediate e successive, di un atto così assurdo e devastante.
Ciò malgrado, soprattutto in tenera età, di fronte a ciò che è in grado di inquietarti sin nel profondo, non è sufficiente sapere le cose. Vorresti ascoltare la versione di coloro di cui ti fidi e da cui ti senti protetto. Hai visto mai che saranno capaci ancora una volta di alleggerire il peso? E non è forse questo uno dei significati della parola responsabilità?
D’altro canto, come si ripete spesso, tra il dire e il fare…
Il nonno non vuole evitare il colpo, perché si è sempre vantato di essere almeno in questo diverso da suo padre, anche se quest'ultimo è stato un bravo genitore alla fine della fiera, presente e costante, il meglio che in molti possono solo sognare a questo mondo.
Al contempo, però, sa che non è il caso di alimentare ulteriormente l’ansia della sua adorata nipotina, messa già a dura prova prima dal Covid e poi dalle incessanti notizie sulla guerra in Ucraina, per non parlare dello spettro di una catastrofe ambientale conseguenza dei cambiamenti climatici, a loro volta generati da tutti noi.
Da noi, già, pensa ma non dice. Non è giusto verso di lei, di tutti i bambini, e per una volta, desideroso di dirle la verità ma in modo innocuo, sceglie di avvalersi di un banale artificio semantico.
“Vuoi proprio sapere cosa succede se scoppia la bomba atomica, piccoletta?”
“Sì, nonno.”
“Niente.”
“Davvero?”
“Sì, niente.”
“Ah, okay” fa Teresa rassicurata e riprende a liberare la minestra dal detestato legume. Un orribile pensiero in meno, per stasera.
Nel mentre il nonno cerca un abbraccio da sua moglie con gli occhi, e lei abbozza un sorriso comprensivo. L’uomo prova sollievo, perché l’ultima cosa che vorrebbe è uno sguardo di disapprovazione della compagna di una vita. Ma la ragione principale con la quale si auto assolve è perché in fondo non ha affatto mentito. Perché quand’era un bambino del secolo scorso ha imparato alla perfezione ciò che resta dopo la bomba atomica.
Niente, esatto.
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