Torna o tornatevene in Africa?
Storie e Notizie N. 2079
L'Assemblée Nationale francese sta indagando in questo momento su un incidente avvenuto ieri sera quando Grégoire de Fournas, membro del Rassemblement National (RN) di estrema destra, ha urlato "che se ne torni in Africa" (oppure “che se ne tornino in Africa”?) durante l’intervento di Carlos Martens Bilongo, del movimento di estrema sinistra La France Insoumise (LFI). Bilongo stava interrogando il governo intorno alla richiesta di SOS Mediterranée di un porto disposto ad accogliere 234 persone migranti soccorse in mare nei giorni scorsi.
Prima di decidere il provvedimento appropriato, il presidente del parlamento ha dichiarato che l'indagine è incentrata su una questione puramente semantica. Ovvero, se de Fournas si stesse riferendo a Bilongo o ai migranti stessi.
A tal proposito De Fournas ha pensato bene di scusarsi con Bilongo per "qualsiasi malinteso", dicendo che si riferiva a migranti arrivati in Francia dall'Africa. In breve, nel primo caso si parla di razzismo e nell’altro… ecco, di nulla e non va bene. Perché più passa il tempo e altrettanto mi convinco che mentre alcuni di noi si fermano alle parole ce ne sono altri che pensano ai fatti, ovvero i soldi e il potere che si nascondono dietro di esse.
A riprova di ciò, nel caso in cui venisse dimostrato che la frase era rivolta a Bilongo – ed è questa e solo questa l’eventualità che ha fatto rumore e gli ha fatto guadagnare le prime pagine del mondo – de Fournas sarà confermato come razzista e identificato come tale. E magari lo è pure, ma non è questo il punto, a mio modesto parere.
L’aspetto fondamentale di questa farsesca vicenda è che sia a destra che sinistra del parlamento, così come del nostro continente e in buona parte del mondo occidentale, ci è stato instillato un modo di vedere le cose, ovvero gli esseri umani, che è divenuto un elemento cardine, integrante, istituzionale e legalizzato di ciò che siamo.
Mi riferisco all’idea che gridare quelle parole a un individuo con i documenti in regola, che sia un parlamentare o un cittadino qualunque, è ritenuta un’azione assai peggiore che rivolgerle a dei generici migranti. E in quest’ultimo caso, come già detto, se non ci fossero stati dubbi non staremmo di sicuro qui a parlarne. Sarebbe ordinaria quanto disumana amministrazione.
Il che è un grottesco quanto incredibile paradosso, poiché significa che ci hanno insegnato a dovere e in modo trasversale che insultare dei disgraziati, tra cui donne e bambini, affamati e assetati, sopravvissuti a giorni di inferno che la maggior parte di noi non può neppure immaginare, sia meno grave che apostrofare un deputato, ovvero una persona integrata e sostenuta da un intero partito.
Be’, mi sbaglierò, ma per me questa sì che è l’essenza del razzismo attuale e va ben oltre le parole...
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