Mai nati per colpa dell’aria
Storie e Notizie N. 2090
C’è un luogo, ovvero mi piace solo l’idea che esista, dove proseguono il proprio viaggio un milione di bambini, almeno.
Non potremmo chiamarle vite a tutti gli effetti per ovvie ragioni, le quali saranno più chiare man mano che le parole scorreranno nel cuore, ancora prima che attraverso il sopravvalutato cervello, ma credo che valga comunque la pena raccontarle. Anche perché sono già abbastanza affollate le pagine in cui la gente scrive di roba concreta e tangibile, che trovare spazio per un sogno di tanto in tanto male non può fare.
Dicevo, c’è un luogo dove ci vivono… ops, si trovano, ecco, un milione di bambini, più o meno, spero in quest’ultima.
Come tutti i loro coetanei dal destino decisamente migliore, vanno a scuola e ora zumiamo all'interno di una classe dell'enorme istituto che li accoglie tutti senza alcuna distinzione di sorta. Dove i banchi sono gettati lì alla rinfusa e la cattedra dell’insegnante è della medesima misura, così come la seggiola. Come a dire, qui si impara tutti da tutti, e alla fine dell’anno nella cartella di ognuno non ci sono voti, promozioni o bocciature, ma solo storie e condivisioni con cui farsi compagnia nelle sere più tristi.
D’altra parte, di mestizia i nostri imberbi alunni ne avrebbero da vendere così tanta da sbaragliare ogni mercato emozionale, ma a differenza degli altri mondi, qui si prendono le cose con il sorriso, ancora prima che filosofia o matematica.
Siccome è il primo giorno, la prof invita i nuovi arrivati a presentarsi nel luogo che non esiste, ma nella mia fin troppo ingenua immaginazione certo che sì.
“Tu come ti chiami?” fa la docente rivolgendosi a un bimbo dall’espressione impertinente.
“Io mi chiamo Ossido” risponde l’interrogato.
“Specifica meglio, caro, affinché chi ha coscienza, oltre che orecchio, intenda.”
“Ossido d’azoto.”
“Bravo, benvenuto, almeno qui.”
“E voi?” prosegue l’insegnante puntando il dito su due gemelli, una femmina e un maschio, dagli occhi d’improvviso ravvivati giacché formalmente invitati sulla scena.
“Anche noi siamo Ossidi” fa la bambina, mentre il fratellino fa su e giù con il capo per rinforzare il concetto. “Ma per non confonderci con lui potete chiamarci SO2 e SO3.”
“E io chi sono tra i due?” domanda il maschio, sempre perplesso sull’argomento.
“SO2, Anidride solforosa, no?”
“Ah, giusto, quando usi solo la formula mi perdo. E tu sei SO3, Anidride solforica.”
“Esatto.”
“Bravi” fa la professoressa. “Benvenuti pure voi, anche se forse ne avreste fatto a meno.”
“Voi invece chi siete?” chiede la docente parlando a due bambini seduti allo stesso banco ma di dimensioni del tutto opposte, uno dalla figura minuta e l’altro di stazza, come dire, importante.
“Io sono un Idrocarburo aromatico” fa quest’ultimo con voce tonante, malgrado la giovane età.
“Io pure”, dichiara l’altro, quello più esile. “Ma io sono mono.”
“Io invece policiclico” specifica l’altro.
“Bravi anche voi, cari, e benvenuti, nonostante le ragioni del vostro arrivo siano tutt’altro che benevole.”
Di seguito, tutti gli altri si presentano, da Freon, la classica secchiona, la quale si descrive come un alogenuro organico, a Ozono, che forse parla un po’ troppo veloce, ma è perché ha tante cose da dire e il tempo non basta mai, soprattutto quando ti è stato rubato del tutto. Quindi ecco un’altra coppia di gemelli, sebbene seduti distanti, ma il nome spiega ogni cosa, visto che si presentano come Radicali liberi. Poi ci sono Piombo e gli altri Metalli, leggi pure come i bambini più robusti, che fanno sport e si vede, ovvero si sente se gli tocchi il muscolo del braccio che non mancano mai di farti sondare. E infine, a chiudere tale bizzarro appello, vi è Particolato, uno di quei ragazzini che ti rimarranno impressi nella memoria, tutt’altro che banali e mai sul pezzo tranne il loro.
“Professoressa” fa il nostro. “Noi siamo morti, vero?”
Un enorme silenzio, spesso quanto il muro che divide la compassione dal cinismo degli umani dall’orizzonte arido, cala nell’aula. Tutti fissano la prof che a sua volta non sa cosa guardare se non se stessa, ovvero il Dizionario delle parole autentiche, ma che non facciano male più del necessario, uno dei testi più preziosi in ogni universo, malgrado sia gratuito.
“Sì”, risponde l’insegnante, “e la colpa è dell’inquinamento atmosferico, i cui veleni hanno ispirato i vostri nomi, ma sarebbe stupido quanto disonesto non puntare piuttosto il dito sulle vere cause di quest’ultimo. Tuttavia, da queste parti preferiamo dire che siete i Mai nati per colpa dell’aria.”
“Ma qui siamo al sicuro, vero?” chiede Ossido preoccupato, parlando anche a nome degli altri.
“Certamente” risponde la prof. “Perché questo è un sogno. Ed è un vero peccato che nel mondo reale preferiscano vivere in un incubo.”
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