La principessa e lo stupratore

Storie e Notizie N. 2120

Okay, forse su questo argomento sono di parte. Anzi, senza forse, ammetto che per ovvie ragioni la questione urta particolarmente la mia sensibilità. Si legga pure come la mia sopravvalutata carnagione. Anche se, nonostante abbia vissuto i miei primi vent’anni circa nelle vesti dell’unica persona dalla pelle più scura del solito del mio quartiere, scuola, luoghi di vacanza, ecc., in seguito mi sono sentito dire da provenienze trasversali che non sono poi così nero, dài. Come a dire, c’è di peggio.
Ecco, è proprio questo il punto, ovvero l’accezione che ormai da tempo immemore diamo in questa parte del mondo a un tratto delle nostre fattezze così irrilevante.
Ancora oggi.
La seguente riflessione mi è stata suggerita dal modo con il quale è stata titolata sul principale quotidiano nostrano e altri la vicenda della fuga e del successivo ritrovamento di una coppia, del cui bambino non si hanno ancora notizie: Constance Marten, l’aristocratica scomparsa trovata a Brighton, arrestata con il fidanzato stupratore.
Dato che in questo spazio scrivo storie ispirate dall’attualità, come mi capita con centinaia di altri articoli, desidero approfondire la cosa, domandandomi ingenuamente perché una donna dovrebbe scappare insieme all’uomo che l’ha violentata.
Apro il link e leggo che ciò non è mai accaduto. Si tratta semplicemente di un dettaglio particolarmente grave della biografia del tizio, un ex detenuto che ha scontato una pena di vent’anni per il suddetto orribile reato. Ora, tutto ciò stride con il curriculum della sua fidanzata, una ragazza di origini nobili tra l’altro. Indi per cui, il titolo del film o serie tv potrebbe essere La principessa e lo stupratore. Ci sta, malgrado mi renda conto di peccare di indelicatezza.
Tuttavia, quando facciamo – o dovremmo fare – informazione su ciò che accade nel mondo non stiamo maneggiando finzione, bensì verità, ovvero fatti reali che riguardano la vita di individui in carne e ossa che vengono letti e assorbiti da persone altrettanto vive e vegete.
Così, mentre sto lì a riflettere sull’accostamento a mio avviso fuorviante nel titolo in oggetto, do un’occhiata al volto dell’uomo, Mark Gordon, e ho tutte le risposte che cerco. Perché vi è un altro elemento a sottolineare l’improbabilità della coppia: la quantità di melanina nel viso del nostro.
Di conseguenza, il titolo della pellicola di sicuro successo diventa: La bianca principessa e il nero stupratore. Vuoi mettere quanto attiri maggiormente attenzione la locandina, alla stregua dell’immagine di riferimento sui vari trailer e spot?
Qualcuno potrebbe ragionevolmente osservare che in caso lo stupratore avesse avuto una carnagione che non fa notizia, il titolo avrebbe potuto essere lo stesso.
Sarà, a dire il vero lo spero, e concordo sul fatto che
sia storia vecchia, ma a mio modesto parere le sciagurate conseguenze di una sorta di ossessiva profilazione razziale in ogni ambito in cui comunichiamo tra noi (1,2,3), non solo quello poliziesco, si vedono ancora adesso nel nostro paese. Nel mio piccolo, nel 2003 ne scrissi per un anno intero, quasi ogni giorno, ma ogni volta che apro un giornale la cosa mi brucia come la prima volta, che volete farci. Sarà che lavoro con le parole da decenni e sono sempre più convinto del potere enorme che hanno su di noi. Ogni singolo secondo che vola via, causano danni che fanno male in modo inaspettato e sottovalutato, a cui qualcun altro in seguito dovrà rimediare, per disimparare ciò che ci viene insegnato incessantemente, ovunque e senza interruzione.
Sto parlando ancora una volta del razzismo, già...

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