Uomini non essenziali
Storie e Notizie N. 2150
Care sorelle e fratelli africani,
di nascita, origine o mere fattezze, il che per molti è sufficiente per dividere il mondo in due o più parti. E non sto parlando di noi, ovviamente.
Vi scrivo questa mia perché non si finisce mai di imparare.
Mi riferisco alle parole, già, che nel mio caso sono anche ferri del mestiere, ma per tutti noi sono pure altro, vero?
Rappresentano il modo con il quale si racconta tutto, non dicendo assolutamente nulla il più delle volte, tranne menzogne o pretesti per far male e, come già detto, separarci.
Ci hanno chiamato in molti modi nel tempo. Quasi mai per nome e di rado, da chi non ci conosca affatto, con un minimo di sincera curiosità verso ciò che si nasconde sotto la pelle, il più sopravvalutato degli abiti di questo mondo.
Eppure, gli appellativi fuorvianti, e giustappunto divisivi, non si esauriscono mai.
Mettendo da parte l’amarezza, è sorprendente quanto risulti innovativa l’immaginazione con la quale i catalogatori delle etnie nostrane o meno si dimostrino capaci di tirar fuori ulteriori espressioni con cui definirci.
Di recente ma non sarà l’ultima, ne sono sicuro, ha fatto notizia quella con cui l’ambasciatrice d’Italia in Ghana ha giustificato il divieto per tre artisti ghanesi di partecipare alla principale mostra che si terrà nei prossimi giorni durante la Biennale di Venezia. In base al racconto della vicenda da parte dell’organizzatrice della mostra, la scrittrice, accademica e architetta scozzese di origine ghanese Lesley Lokko, l’ambasciatrice ha definito i tre artisti giovani uomini non essenziali.
Ci mancava anche questa, vero?
Donne o uomini che non sono necessari dopo tutto e che se ne può tranquillamente fare a meno.
Senza alcuna originalità, una volta chiamata in causa l’ambasciatrice si è difesa citando le leggi, ovvero la normativa Schengen, come se ciò bastasse a dare un senso alle parole che regolano e definiscono le nostre vite ben al di fuori delle carte bollate.
Anche perché, che siano insiemi di lettere o norme a far da criterio, vorrei proprio leggere di artisti statunitensi, canadesi e perfino del Regno Unito, per essere attuali, quindi al di fuori del sopra citato spazio europeo, impediti a venire a omaggiarci della loro presenza in qualsivoglia ambito gli salti il ticchio…
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