Recensione 365 di Daniele Barbieri e Gianluca Cicinelli
Prima di riprendere il consueto cammino la prossima settimana, allorché debutterà la nuova versione di Storie e Notizie, mi accingo a redigere qualcosa di insolito per il sottoscritto, ovvero la recensione di un libro. È accaduto davvero di rado fino a oggi, ma quando è il dovere a imporlo non posso esimermi. Laddove è pure un piacere, tanto meglio.
Sto parlando del romanzo intitolato 365 edito da Calamaro Edizioni (2023), opera di un vecchio amico e uno nuovo, Daniele Barbieri e Gianluca Cicinelli.
Un vero giallo dal finale a sorpresa scritto e interpretato in prima persona da questi ultimi.
L’ho letto quest’estate molto velocemente e mi è piaciuto tanto per vari motivi, che vado a elencare.
Parto dalla divertente nota sulla quarta di copertina, la quale avverte che la vicenda narrata contiene un 70 per cento di verosimile follia, 2 per cento di fantascienza, 14 per cento di verità e 35 per cento di politica ribelle. I conti non tornano? Neanche ai due autori.
Be’, neppure a chi legge – ovvero il sottoscritto – ma non è affatto un difetto. Tutt’altro. Le trame avvincenti e che, soprattutto, ti invitano a riflettere come quella in oggetto sono proprio quelle che ti lasciano domande insolute. In altre parole, con i conti che non tornano, ecco.
Inoltre, considero la suddetta, a mio avviso apparente, boutade più profonda di ciò che sembra. Scorrendo la Storia del nostro Paese dalla fine della Seconda guerra mondiale a oggi anche un bambino si accorgerebbe che le cifre indicate come risultati esatti di ogni metaforica operazione di riordino e presentazione dei fatti fa acqua da tutte le parti e la trama di questo sagace e a tratti spassoso romanzo contribuisce a dimostrarlo.
Un altro aspetto che mi ha intrigato riguarda il lavoro a quattro mani dei due autori. Secondo la mia personale esperienza scrivere un romanzo non è affatto roba facile per chiunque, perfino per i più navigati e talentuosi. Farlo riuscendo ad armonizzare le proprie pagine con quelle di qualcun altro, costruendo comunque un racconto piacevole e profondo come questo, è davvero un merito encomiabile.
A ciò si lega un ulteriore tema del libro davvero interessante. Mi riferisco all’incontro tra le due esperienze di vita rispettivamente di Daniele e Gianluca, che mi permetto di chiamare per nome come non farebbe di certo un recensore professionista, contraddistinte in modo ideale come il ‘68 e il ‘77. Le differenze, alla stregua delle assonanze, sono molteplici tra i due singoli periodi storici in cui i nostri hanno sperimentato il “fare politica di sinistra” nel modo originale che oggigiorno sembra una sorta di miraggio dimenticato alle spalle, invece che la fantomatica oasi all’orizzonte nel deserto. Tuttavia, l’essenza che li unisce e li rende capaci di guidare il lettore con preciso sincronismo e armoniosamente come una sorta di fratelli siamesi, credo sia qualcosa di prezioso, una specie di combustibile che non sembra aver perso vigore, nonostante la malinconia che trapela ogni tanto dalle pagine. Il che vuol dire che c’è ancora tanta legna da ardere là sotto e che i conti magari non torneranno mai, ma questo non incide in alcun modo sul reciproco e indomito desiderio di verità e giustizia dei nostri.
In parole povere, ‘68, ‘77 e finanche ‘23, ma siamo ancora qui a lottare, soprattutto per chi non c’è più come Luigino Scricciolo, a cui il volume è dedicato. Nella fattispecie ho trovato straordinariamente toccante il monologo di fronte alla sua tomba.
Un altro dei meriti di questo romanzo è che avvolti dalla narrazione che irretisce alla stregua di un pezzo jazz particolarmente ispirato si è indotti con facilità a estendere la lodevole dedica anche ad altri che alla stregua di Scricciolo sono stati istituzionalmente isolati e maltrattati in Italia. Come se - per quanto ci ritroviamo immersi nell’immaginazione e i ricordi di due persone letteralmente in carne e ossa, nelle vesti degli autori ma anche dei protagonisti - i loro vissuti, i pensieri, le emozioni e i sentimenti, i sogni e i rimpianti, le illusorie vittorie e più che mai le trionfanti sconfitte, fossero quelle di molti. Anche se i conti non torneranno neppure per costoro e ogni giorno che passa il numero che se ne ricava diminuisce. Si leggano pure, come scrivono Daniele e Gianluca, quelli che si ergono soli contro loro che soli non sono.
Nondimeno, arrivando alla conclusione della lettura di 365 ci si sente meno soli da queste parti e non è male oggigiorno con un unico libro.
Grazie a tutti e due.
Sto parlando del romanzo intitolato 365 edito da Calamaro Edizioni (2023), opera di un vecchio amico e uno nuovo, Daniele Barbieri e Gianluca Cicinelli.
Un vero giallo dal finale a sorpresa scritto e interpretato in prima persona da questi ultimi.
L’ho letto quest’estate molto velocemente e mi è piaciuto tanto per vari motivi, che vado a elencare.
Parto dalla divertente nota sulla quarta di copertina, la quale avverte che la vicenda narrata contiene un 70 per cento di verosimile follia, 2 per cento di fantascienza, 14 per cento di verità e 35 per cento di politica ribelle. I conti non tornano? Neanche ai due autori.
Be’, neppure a chi legge – ovvero il sottoscritto – ma non è affatto un difetto. Tutt’altro. Le trame avvincenti e che, soprattutto, ti invitano a riflettere come quella in oggetto sono proprio quelle che ti lasciano domande insolute. In altre parole, con i conti che non tornano, ecco.
Inoltre, considero la suddetta, a mio avviso apparente, boutade più profonda di ciò che sembra. Scorrendo la Storia del nostro Paese dalla fine della Seconda guerra mondiale a oggi anche un bambino si accorgerebbe che le cifre indicate come risultati esatti di ogni metaforica operazione di riordino e presentazione dei fatti fa acqua da tutte le parti e la trama di questo sagace e a tratti spassoso romanzo contribuisce a dimostrarlo.
Un altro aspetto che mi ha intrigato riguarda il lavoro a quattro mani dei due autori. Secondo la mia personale esperienza scrivere un romanzo non è affatto roba facile per chiunque, perfino per i più navigati e talentuosi. Farlo riuscendo ad armonizzare le proprie pagine con quelle di qualcun altro, costruendo comunque un racconto piacevole e profondo come questo, è davvero un merito encomiabile.
A ciò si lega un ulteriore tema del libro davvero interessante. Mi riferisco all’incontro tra le due esperienze di vita rispettivamente di Daniele e Gianluca, che mi permetto di chiamare per nome come non farebbe di certo un recensore professionista, contraddistinte in modo ideale come il ‘68 e il ‘77. Le differenze, alla stregua delle assonanze, sono molteplici tra i due singoli periodi storici in cui i nostri hanno sperimentato il “fare politica di sinistra” nel modo originale che oggigiorno sembra una sorta di miraggio dimenticato alle spalle, invece che la fantomatica oasi all’orizzonte nel deserto. Tuttavia, l’essenza che li unisce e li rende capaci di guidare il lettore con preciso sincronismo e armoniosamente come una sorta di fratelli siamesi, credo sia qualcosa di prezioso, una specie di combustibile che non sembra aver perso vigore, nonostante la malinconia che trapela ogni tanto dalle pagine. Il che vuol dire che c’è ancora tanta legna da ardere là sotto e che i conti magari non torneranno mai, ma questo non incide in alcun modo sul reciproco e indomito desiderio di verità e giustizia dei nostri.
In parole povere, ‘68, ‘77 e finanche ‘23, ma siamo ancora qui a lottare, soprattutto per chi non c’è più come Luigino Scricciolo, a cui il volume è dedicato. Nella fattispecie ho trovato straordinariamente toccante il monologo di fronte alla sua tomba.
Un altro dei meriti di questo romanzo è che avvolti dalla narrazione che irretisce alla stregua di un pezzo jazz particolarmente ispirato si è indotti con facilità a estendere la lodevole dedica anche ad altri che alla stregua di Scricciolo sono stati istituzionalmente isolati e maltrattati in Italia. Come se - per quanto ci ritroviamo immersi nell’immaginazione e i ricordi di due persone letteralmente in carne e ossa, nelle vesti degli autori ma anche dei protagonisti - i loro vissuti, i pensieri, le emozioni e i sentimenti, i sogni e i rimpianti, le illusorie vittorie e più che mai le trionfanti sconfitte, fossero quelle di molti. Anche se i conti non torneranno neppure per costoro e ogni giorno che passa il numero che se ne ricava diminuisce. Si leggano pure, come scrivono Daniele e Gianluca, quelli che si ergono soli contro loro che soli non sono.
Nondimeno, arrivando alla conclusione della lettura di 365 ci si sente meno soli da queste parti e non è male oggigiorno con un unico libro.
Grazie a tutti e due.