Dittatura del politicamente compatto

Storie e Notizie N. 2189

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C’erano una volta un’indiana, un italiano e un egiziano, anche se quest’ultimo ha ottenuto anche la nostrana cittadinanza.
Non è una barzelletta, ma soltanto una preoccupante coincidenza che dovrebbe far riflettere.
Siamo nell’era in cui c’è che si strappa le vesti per una fantomatica “dittatura del politicamente corretto”, quando invece alla prova dei fatti – per quanto esista davvero chi in nome di quest’ultimo tenti di limitare la libertà di espressione altrui – non vi è affatto alcuna dittatura in tal senso. In materia di insulti e discriminazioni di ogni tipo, chiunque abbia un megafono più o meno potente continua imperterrito a sbizzarrirsi, nonostante qualche sterile protesta o polemica che non fanno altro che rendere le sparate ulteriormente virali.
Al contempo, la censura istituzionale continua in vari modi e differenti vie a svolgere il suo lavoro. Come una sorta di impiegato ministeriale che chiude sempre le sue pratiche senza alcun ostacolo.
Ecco tre esempi, uno distante geograficamente, ma coerenti con il punto essenziale: quando la parola contraddice il pensiero comune, secondo l’interpretazione decisa dal governo di turno, va stigmatizzata, isolata e punita.
Il primo riguarda la nota romanziera indiana Arundhati Roy, la quale potrebbe essere perseguita addirittura per un discorso fatto nel 2010 sul Kashmir. Roy, una delle più famose autrici viventi, non ha mai nascosto le sue critiche al governo del primo ministro Modi, che l’hanno resa una figura polarizzante nel paese.
La denuncia originale di 13 anni fa accusa Roy e altri di aver sostenuto la secessione del Kashmir dall’India, che in parte governa la regione contesa e la rivendica in pieno, come fa il vicino Pakistan.
Il secondo concerne lo scrittore Roberto Saviano, non di certo alla prima denuncia per aver affermato le sue idee, il quale è stato condannato alla pena pecuniaria di 1000 euro per avere diffamato la premier Giorgia Meloni. Il procedimento è legato a una vicenda del 2020 quando Saviano definì la leader di Fratelli di Italia e Salvini "bastardi" parlando della questione migranti. La Procura di Roma aveva chiesto una pena di 10 mila euro.
Il terzo ha al centro Patrick Zaki, il quale è attualmente messo alla gogna per aver espresso un’opinione del tutto fuori dal coro governativo/main stream. Pur condannando l’azione criminale di Hamas, si è scagliato su Netanyahu definendolo un serial killer e ha puntato il dito contro le forze di occupazione israeliane. Zaki sta vedendo in questi giorni cancellati i propri precedenti inviti per presentare il suo ultimo libro, a cominciare da “Che tempo che fa” fino a eventi pubblici a Torino e a Brescia.
Ecco, a mio modesto parere, più che del politicamente corretto, direi che in questo momento vige una vera e propria dittatura del "politicamente compatto", monocorde e schierato secondo gli interessi di chi ha in mano il potere...

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