La festa degli alberi

Storie e Notizie N. 2199

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Credo che uno dei principali problemi della nostra specie sia il punto di vista.
Mi riferisco a quello con cui osserviamo le cose, ragioniamo e prendiamo decisioni. O, al peggio, reagiamo agendo di istinto, finendo addirittura per assecondare i lati più deprecabili della nostra natura.
L’aspetto maggiormente aggravante di tale ostacolo alla nostra serenità e a quella del resto delle creature viventi, è che tale ostinazione nel considerare tutto ciò che ci circonda unicamente dalla nostra peculiare angolazione riguarda ciascuno di noi. Sommando una tale quantità di egocentrici approcci a un’esistenza e un pianeta, che nei fatti necessitano invece di una costante propensione alla condivisione e alla collaborazione, il risultato è sotto gli occhi di tutti: un’autostrada verso l’autodistruzione, si legga pure come l’ultima grande opera dell’umanità.
Eppure, malgrado tale credibile scenario, ogni tanto mi imbatto in notizie, le quali sembrano fiabe che spuntano dal nulla come fiori in mezzo al cemento.
“Il 13 novembre sarà giorno di festa nazionale qui da noi”, pare abbia dichiarato il governo di un paese il cui nome svelerò solo alla fine.
Ma non sarà la nostra festa, hanno spiegato i portavoce dell’esecutivo. Ovvero di una qualsiasi tra le umane istituzioni o creazioni.
Ciò mi riempie di speranza e al contempo di curiosità, giacché credo che il sopravvalutato bipede che si ritiene il padrone della Terra ne abbia già troppe di giornate commemorative dedicate a se stesso, in quantità inversamente proporzionali alle ragioni per le quali si merita di essere celebrato.
Niente affatto, quindi, poiché – udite udite – in questa nazione il giorno suddetto sarà dedicato alla piantagione di alberi.
Si da il caso, difatti, che il governo abbia messo da parte 80 milioni di dollari con lo scopo di aumentare del 3% la copertura forestale del proprio territorio, con l’obiettivo a lunga scadenza di arrivare a 15 miliardi di alberi piantati entro il 2032, ovvero in dieci anni circa.
Ma perché? Qualcuno potrebbe intervenire ponendo probabilmente il quesito più inutile di questo secolo.
“Semplice”, risponde il ministro dell’interno in persona del paese in oggetto. “Perché ci si aspetta da ogni cittadino un patriottico contributo nel piantare un albero all’insegna di uno sforzo nazionale per salvarci dagli effetti devastanti dei cambiamenti climatici.”
Poi, di seguito, a ribadire ciò che dovrebbe risuonare come altrettanto clamorosamente scontato, spiega: “Gli alberi immagazzinano il carbonio, uno dei principali motori del riscaldamento globale. Al contrario, la deforestazione accelera il cambiamento climatico: arresta la fotosintesi delle piante, quindi gli alberi non stanno più assorbendo carbonio. È anche spesso accompagnata da combustione, che rilascia grandi quantità di anidride carbonica.”
In breve, “la crisi climatica sta provocando danni alle nostre vite” e, tu guarda un po’, da queste parti non solo non abbiamo difficoltà a riconoscerlo, ma siamo al contempo disposti a darci da fare per porci di traverso di fronte alla costruzione della maledetta autostrada di cui sopra.
“Perché è giunto il momento per il nostro popolo di scendere in campo a difesa del proprio ambiente”,  ha chiosato il Ministro di quest’ultimo. Ma non sta parlando di erigere muri e inspessire i confini per fronteggiare un nemico più o meno immaginario, giacché quest’ultimo siamo tutti noi, già, e anche questo siamo pronti ad ammetterlo.
Come vorrei trovarmi da quelle parti il 13 novembre prossimo.
Ovvero, come sarebbe bello se quel paese fossimo noi.
Be’, invece è il Kenya.
Ma si può sempre copiare, no? Abbiamo seguito così tanti cattivi maestri fin qui che non sarebbe male, di tanto in tanto, fare la scelta opposta…

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