Saluto romano e altre incertezze del Belpaese

Storie e Notizie N. 2216

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Verde, bianco e rosso.
Questi sono i colori della nostra bandiera.
Mentre l’azzurro ci rappresenta come nazione nello sport, in particolare nel calcio.
Nondimeno, comincio a pensare che alla prova dei fatti la tonalità più calzante e onesta per raccontare il nostro Paese sia il grigio.
Ci arrivo, solo un momento.
Lo spunto mi viene dalle parole del presidente del Senato Ignazio La Russa, con cui quest’ultimo ha commentato lo stuolo di persone con il braccio alzato in occasione della commemorazione della Strage di Acca Larenzia del 7 gennaio.
In tali situazioni, faccio quasi sempre l’esempio della vicina Germania, tale in tutti i sensi in questo caso. Immaginatevi cosa direbbe una delle principali cariche dello Stato tedesco dinanzi a un raduno di suoi concittadini riuniti in piazza compiendo il medesimo gesto per qualsivoglia anniversario. La reazione sarebbe scontata, non serve nemmeno che lo dica, per non parlare di cosa farebbero le teutoniche forze dell’ordine.
Qui da noi invece, incalzato sul problemino del reato di apologia di fascismo, La Russa sostiene che “non aiuta a risolvere la questione, e le polemiche che ogni volta si scatenano, il fatto che ci sia incertezza su come considerare certi gesti in caso di commemorazione di persone defunte.”
Eccolo quindi il nostro problema: l’incertezza.
Il cosiddetto saluto romano per un tedesco vuol dire una cosa ben precisa, punto. La Storia con la esse maiuscola perché indiscutibile, ancora prima che la legge, lo ricorda a tutti i cittadini.
Da noi invece le cose si fanno dubbie, ovvero grigie, tra il bianco delle pagine su cui è impressa la nostra Costituzione e il nero delle camicie, a quanto pare mai passate di moda.
Ma è il grigio il colore che va per la maggiore da queste parti, lo ripeto.
Perché al riparo di siffatta opportunistica gradazione può accadere di tutto e per quanto ciò sia comunque evidente, sono le stesse parole con cui ci raccontiamo a vicenda la vita a generare vantaggiose ambiguità.
Così, capita che a una festa un politico spari a un operaio – perfetto paradigma  di un conflitto ormai atavico – ma con il passare dei giorni sta a vedere che è stata la vittima stessa a far partire il proiettile con la forza della mente.
Succede anche che c’è voluto uno scandalo in prima pagina intorno a uno dei simboli nazionali più condivisi, ovvero il Pandoro, per comprendere l’ovvio. Niente di personale, ma se qualcuno si impegna giorno e notte a mettere se stesso in piazza con lo scopo di influenzarti a far questo o quello, a pensare una cosa o l’altra, a comprarne una o tutte, pensavi forse che lo facesse gratis? Se non è arricchirsi il più possibile grazie a te, per quale altro motivo tutta questa fatica? E, alla fine della fiera – o del video, post, storia – cosa cambia se il tutto sia stato fatto legalmente o meno? Stringi stringi, cercare disperatamente di piacere a chiunque, di cui peraltro il maestro di tutti è morto di recente, è a mio modesto parere in ogni caso una forma di raggiro. E la prima vittima è chi lo fa.
Ma nel Paese del grigio tutto si mescola e si confonde, a cominciare dalle opinioni con i fatti.
Nel grigiore delle narrazioni interessate è più facile rimuovere, cancellare, passare oltre. E com’è stato fatto con l’aggressione della Russia ai danni dell’Ucraina, è stato altrettanto semplice rendere – di nuovo - il conflitto tra Israele e Palestina un’ulteriore ordinaria amministrazione.
Nel grigio i diritti umani e civili di chi in quest’ultimo ci è praticamente nato divengono ancora più invisibili. Come quelli dei detenuti con problemi psichiatrici che si suicidano in quantità allarmanti, l’ultimo il 5 gennaio, un ragazzo di 23 anni nelle Marche, dei rifugiati che verranno spediti in Albania, anche se si legge che il nostro ambasciatore non ha la più pallida idea di quali siano le loro condizioni di vita nei paesi da dove provengono, e della consueta strage di clochard a causa del freddo. Come se i sindaci e le varie giunte comunali dimenticassero ogni anno, con l’avvento della primavera, che prima o poi arriva l’inverno.
Sarà che non ci sono più le stagioni e neppure le mezze.
È tutto più confuso, ovvero incerto, grigio.
O è soltanto il modo con cui ci piace raccontare le cose.
E qualcuno se ne sta approfittando, mi sa...

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