Storie di donne: Le cinque storie

Storie e Notizie N. 904

Le Donne del Muro hanno sfidato gli uomini, ovvero le autorità e le tradizioni e cinque di loro sono state arrestate per aver osato pregare come solo un maschio può...

C’era una volta cinque storie.
Sì, anche le storie possono essere protagoniste di queste ultime.
Tutto può esserlo, perfino le persone peggiori del mondo, figuriamoci una storia che, per quanto crudele, infame e perfino semplicemente brutta, può sempre donare qualcosa a chi l’ascolti.
Questo racconto parla di cinque storie.
Cinque storie di donne.
La prima narra di una donna che desiderava pregare come gli uomini.
Ma non pregare come gli uomini, nel senso di pregare esattamente come fanno gli uomini.
No, ella ambiva, anzi no, pretendeva di pregare come una donna godendo della medesima libertà degli uomini.
Ovvero, alla luce del sole, sotto gli occhi di tutti, ovunque, soprattutto nei momenti e nei luoghi dove maggiormente avrebbe suscitato scandalo.
Perché diciamolo, è troppo facile sostenere di desiderare qualcosa e poi limitarsi a confidarlo alle amiche al telefono o scriverlo sulla bacheca di Facebook, anche se si ottengono centinaia di mi piace.
Suscitare scandalo è un dovere laddove ci si vanti di covare un diritto negato travestito da sogno, altrimenti si è i primi complici della propria frustrazione.
La seconda storia riguarda una donna che non solo voleva pregare come tale alla pari degli uomini, nei giorni canonici e nelle piazze preposte, ma reclamava di poterlo fare addirittura ad alta voce.
Perché, direte voi? Non le bastava l’atto in sé? No, perché ad alta voce lo scandalo sarebbe stato ancora più grande.
Il rumore, già, il rumore delle verità che scottano, è il sale della rivoluzione, come le frasi gridate nei megafoni durante i cortei. Nessuno al mondo ha mai cambiato la vita degli uomini senza amplificare il proprio urlo.
Se poi di preghiera si tratti, ovvero parole sommesse e sussurrate, il volume alto diviene un ingrediente indispensabile.
La terza storia ha come protagonista una donna che bramava di pregare come una donna alla stregua degli uomini, negli istanti più sospetti, negli ambienti maggiormente autorevoli, a voce alta e vestita come un uomo.
Ma non abbigliata con i vestiti di quest’ultimo, ma con l’autonomia di poter indossare qualsiasi indumento che per qualche convenzione, più o meno scritta, non le fosse concesso.
Altra prerogativa imprescindibile, dopo la voce tonante, per un’azione che si dica efficacemente capace di difendere i propri principi. L’abito non farà il monaco, ma quest’ultimo e tutti il resto degli uomini hanno da sempre avuto un’ossessione per come la donna si vesta, per i più infiniti motivi. Ecco perché una cosa del genere non può essere lasciata al caso, se si intenda davvero cambiare le regole con cui l’uomo ha imprigionato la sua testa.
La quarta storia racconta di una donna particolare, ovvero la madre delle prime tre.
Le quali, perdonate se lo rivelo solo ora, sono sorelle.
Una donna, una madre, che all’inizio fa di tutto per ostacolare le figlie, incatenata al suolo del rifugio in cui ha vissuto la propria difficile giovinezza con anelli fatti di amore e paura.
Amore per il frutto del suo seno, paura per il medesimo, ovvero una lega estremamente difficile da spezzare. Tuttavia, quando il coraggio è femmina, il miracolo è sempre dietro l’angolo pronto ad abbracciarti. Ed è così che una donna, una madre, riempie i polmoni e prega a squarciagola con loro.
La quinta e ultima storia è una giovane donna, un’adolescente come tante, terra fertile per un’eredità che non ha perso il vizio di sognare.
Potrebbe essere la figlia di ognuna delle prime tre donne, ma è indiscusso che corrisponda alla nipote della quarta, la nonna che grida e prega senza più sapere la differenza.
E’ quest’ultima che trascina la più giovane in piazza con loro, ancor di più dell’esempio della propria stessa madre, qualunque sia delle tre.
Questa è la storia di cinque storie.
Cinque storie di donne.
Che diventano una.
Sognante, coraggiosa e ammirevole storia.
E donna.
 



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