Aborto negato madre malata El Salvador: una sola risposta

Storie e Notizie N. 938

In El Salvador, oggi.
Immaginiamo due vite come tante. Chiamiamole Beatriz e Paco, madre e figlio che verrà.
Beatriz è una donna incinta di 22 anni colpita da una malattia cronica autoimmune e da  insufficienza renale. Da 26 settimane Beatriz nasconde nel ventre Paco, il quale, secondo i test, è a sua volta affetto da anencefalia, una patologia che non gli assicura molti giorni di vita, poiché causa lo sviluppo di una sola parte del cervello. Per questa ragione Beatriz desidera abortire, ma la sua richiesta è stata respinta dalla Corte suprema, dato che la Costituzione salvadoregna garantisce il diritto alla vita “dal momento del concepimento” e l’interruzione di gravidanza può comportare l’arresto e fino a 50 anni di prigione.
Indi per cui, a breve Beatriz subirà un parto cesareo.

Per un istante, rapido quanto serve a leggere le poche righe che seguono, proviamo a liberarci.

Via la maschera che ci impone la nostra ideologia.
Via l’abito che ci ordina il nostro credo.
E via il cappello di principi che adorna il nostro capo.
Se fossimo il compagno di Beatriz, l’uomo che presumibilmente la ama, che per lei ora si strugge e piange senza segno di discontinuità laddove effettivamente scorgete lacrime sul suo viso o meno.
Perché il dolore per coloro a cui tieni sul serio non dipende da te e men che mai da quel che mostri.
Se fossimo il padre di Paco, l’uomo che presumibilmente lo ama sin da ognuna delle ultime 26 settimane.
Anche da prima, ovvero dall’istante in cui è avvenuto quel benedetto concepimento. O maledetto, dipende come al solito dai punti di vista.
Ma che dico, da ancora prima, magari dal momento in cui ha solo sognato di diventare un giorno padre.
Il padre di Paco.
Se fossimo il fratellino di quest’ultimo o la sorellina, ma tanto è uguale.
Il bambino o la bambina che in questo preciso attimo sa solo che sua madre rischia di morire per far nascere il nuovo arrivato.
Il fratello o la sorella di Paco.
Se fossimo sorelle e madri, padri e cognate, zii e cugine, nipoti e suoceri.
Se fossimo amici e parenti, lontani o vicini, ma tutti in grado di dimostrare, sangue e amore alla mano, di essere davvero le persone legate a entrambi, mamma e figlio, da reali sentimenti.
Non da una maschera dipinta con la nostra ideologia, da un abito intessuto del nostro credo e un cappello costruito con i nostri principi.
Se fossimo costoro, cosa decideremmo per l’oggetto del nostro amore?
Chi sceglieremmo tra Beatriz e Paco?
Mi sbaglierò, ma penso che la risposta sia una.
Tragica, triste e amara.
Ma una sola.
E ho l'impressione che tutti quanti noi sappiamo bene quale sarebbe.
Tuttavia, se qualcuno di noi avesse qualche dubbio, ci basterebbe farci la definitiva domanda.
Se noi fossimo Beatriz?
E se fossimo Paco?
Avremmo forse un parere differente, secondo voi?




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