Super Obama e i negri italiani
Questa mattina mi ha telefonato una giornalista con l’intenzione di farmi un’intervista in quanto scrittore italo qualcosa, migrante, seconda generazione e stamani anche di colore.
Stavolta la tipa mi ha chiesto se, a mio avviso, i bambini e gli adolescenti stranieri in Italia potranno avere qualche beneficio dall’elezione di Obama, avendo finalmente un mito positivo in cui riconoscersi…
Già mi immagino i commenti entusiasti: “Che fico, finalmente un super eroe negro!”
A dire la verità i bambini e gli adolescenti, che dico, tutti quanti noi in questo paese possiamo avere qualche beneficio solo se cominciamo a smetterla di dare così tanta importanza al colore della pelle.
Il nostro stimato presidente del consiglio è stato l’unico al mondo a sottolineare pubblicamente, con la sua ormai proverbiale eleganza, la carnagione di Obama e, forse, non è un caso.
Per questo motivo, dico soprattutto ai colleghi scrittori che si fanno chiamare migranti di iniziare per primi a tirarsi fuori da questa forma dolce di razzismo.
D’altra parte, a mio modesto parere, quando migrante viene chiamato anche chi muore sulle navi o in mare, vive come uno schiavo dentro i cpt, ovvero, ha la “fortuna” di riuscire a sopravvivere al viaggio e si ritrova a dover fare lavori massacranti, fregiarsi di tale aggettivo per andare in giro a fare interviste, conferenze e “lezioni” su cosa voglia dire essere straniero non mi fa impazzire, ecco...
Stavolta la tipa mi ha chiesto se, a mio avviso, i bambini e gli adolescenti stranieri in Italia potranno avere qualche beneficio dall’elezione di Obama, avendo finalmente un mito positivo in cui riconoscersi…
Già mi immagino i commenti entusiasti: “Che fico, finalmente un super eroe negro!”
A dire la verità i bambini e gli adolescenti, che dico, tutti quanti noi in questo paese possiamo avere qualche beneficio solo se cominciamo a smetterla di dare così tanta importanza al colore della pelle.
Il nostro stimato presidente del consiglio è stato l’unico al mondo a sottolineare pubblicamente, con la sua ormai proverbiale eleganza, la carnagione di Obama e, forse, non è un caso.
Per questo motivo, dico soprattutto ai colleghi scrittori che si fanno chiamare migranti di iniziare per primi a tirarsi fuori da questa forma dolce di razzismo.
D’altra parte, a mio modesto parere, quando migrante viene chiamato anche chi muore sulle navi o in mare, vive come uno schiavo dentro i cpt, ovvero, ha la “fortuna” di riuscire a sopravvivere al viaggio e si ritrova a dover fare lavori massacranti, fregiarsi di tale aggettivo per andare in giro a fare interviste, conferenze e “lezioni” su cosa voglia dire essere straniero non mi fa impazzire, ecco...