Ddl sicurezza: taglie sui clandestini

A quanto si legge sui giornali, tra una settimana il governo chiederà la fiducia sul cosiddetto ddl sicurezza. Non mi fido dei giornali. In generale non mi fido di chi non comunica in maniera chiara, portando fatti e non solo il contorno. Solitamente, quando sento parlare di qualcosa, prima di farmene un’opinione desidero venire a conoscenza della cosa in sé. Valutarla con la mia testa, per poi tirare le mie conclusioni autonomamente. Così stamani mi sono messo a spulciare tra i giornali per trovare il testo del suddetto decreto o almeno qualche stralcio. Avessi trovato un quotidiano che sia uno che pubblichi l’oggetto del contendere. Ho letto commenti degli schieramenti, attacchi dell’opposizione e contrattacchi della maggioranza ma del protagonista fondamentale della scena, le leggi che ci riguardano tutti, nessuna traccia. Vedere per credere. Magari mi è sfuggito un articolo, sarei felice di essere smentito. Ho cercato comunque in rete il testo definitivo e ho trovato questo lodevole link. L’ho letto più volte e alcuni articoli mi hanno profondamente colpito. Il primo, che riporto qui di seguito, è quello riguardante il presunto Accordo di integrazione: Art. 47. (Accordo di integrazione per il rilascio e rinnovo del permesso di soggiorno). 1. Dopo l'articolo 4 del testo unico di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, è inserito il seguente: «Art. 4-bis. - (Accordo di integrazione). - 1. Ai fini di cui al presente testo unico, si intende con integrazione quel processo finalizzato a promuovere la convivenza dei cittadini italiani e di quelli stranieri, nel rispetto dei valori sanciti dalla Costituzione italiana, con il reciproco impegno a partecipare alla vita economica, sociale e culturale della società. 2. Entro centottanta giorni dalla data di entrata in vigore del presente articolo, con regolamento, adottato ai sensi dell'articolo 17, comma 1, della legge 23 agosto 1988, n. 400, su proposta del Presidente del Consiglio dei ministri e del Ministro dell'interno, di concerto con il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca e il Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, sono stabiliti i criteri e le modalità per la sottoscrizione, da parte dello straniero, contestualmente alla presentazione della domanda di rilascio del permesso di soggiorno ai sensi dell'articolo 5, di un Accordo di integrazione, articolato per crediti, con l'impegno a sottoscrivere specifici obiettivi di integrazione, da conseguire nel periodo di validità del permesso di soggiorno. La stipula dell'Accordo di integrazione rappresenta condizione necessaria per il rilascio del permesso di soggiorno. La perdita integrale dei crediti determina la revoca del permesso di soggiorno e l'espulsione dello straniero dal territorio dello Stato, eseguita dal questore secondo le modalità di cui all'articolo 13, comma 4, ad eccezione dello straniero titolare di permesso di soggiorno per asilo, per richiesta di asilo, per protezione sussidiaria, per motivi umanitari, per motivi familiari, di permesso di soggiorno CE per soggiornanti di lungo periodo, di carta di soggiorno per familiare straniero di cittadino dell'Unione europea, nonché dello straniero titolare di altro permesso di soggiorno che ha esercitato il diritto al ricongiungimento familiare». Come dico spesso, le parole sono importanti. Nel punto numero uno, dove si parla di integrazione, essa è riferita sia ai cittadini stranieri che quelli italiani, non solo ai primi. Tutti i cittadini, quindi, devono impegnarsi a partecipare alla vita economica, sociale e culturale della società. La realtà è però che nel comma seguente solo agli stranieri, per ottenere il permesso di soggiorno e divenire legalmente cittadini, è chiesto di sottoscrivere il suddetto Accordo di integrazione. Questo, amici miei, non è come da premessa un accordo di integrazione tra gli stranieri e gli italiani, piuttosto è semplicemente la richiesta ai primi della sottoscrizione di un impegno. In parole povere, io ti do il lascia passare se tu prometti di partecipare alla vita economica, ecc. Questo per chiarezza, perché l’integrazione e la promozione di quest’ultima sono un’altra cosa. Detto questo, il punto in questione è comunque un’illusione, per non dire altro. Sempre la realtà ci dice che la maggior parte degli stranieri, come del resto degli italiani, vorrebbero disperatamente partecipare alla vita sociale e culturale della società, ma soprattutto economica. Il fatto è che se sono disoccupato o al meglio campo con cinquecento euro al mese se mi dice bene, come cazzo mi va poi di partecipare alla vita sociale e culturale della società?! Andando avanti, saltando l’inquietante articolo 52 sulle associazioni volontarie di cittadini, l’altro articolo che mi ha fatto riflettere, nella fattispecie il paragrafo l, è questo: Art. 45. (Modifiche al testo unico di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286). l) dopo l'articolo 14 è inserito il seguente: «Art. 14-bis. - (Fondo rimpatri). - 1. È istituito, presso il Ministero dell'interno, un Fondo rimpatri finalizzato a finanziare le spese per il rimpatrio degli stranieri verso i Paesi di origine ovvero di provenienza. 2. Nel Fondo di cui al comma 1 confluiscono la metà del gettito conseguito attraverso la riscossione del contributo di cui all'articolo 5, comma 2-ter, nonché i contributi eventualmente disposti dall'Unione europea per le finalità del Fondo medesimo. La quota residua del gettito del contributo di cui all'articolo 5, comma 2-ter, è assegnata allo stato di previsione del Ministero dell'interno, per gli oneri connessi alle attività istruttorie inerenti al rilascio e al rinnovo del permesso di soggiorno»; Secondo questo decreto, il governo disporrà di un Fondo rimpatri, nel quale confluiranno tra gli altri denari dell’Unione Europea. In parole semplici, il governo prenderà soldi dall’Europa per ogni individuo che fermerà senza diritto di cittadinanza ed espellerà. Al paese mio, che è l’Italia, questa si chiama taglia. La commissione UE è lo sceriffo, il clandestino è il ricercato e il nostro governo è il bounty killer… Concludo con questa considerazione: ma se l’Unione Europea, invece di dare questi soldi all’Italia per il Fondo rimpatri degli stranieri, li inviasse direttamente ai paesi da dove questi provengono, per dar loro condizioni migliori di vita e far sentire meno agli abitanti il bisogno di partire per sopravvivere, non sarebbe più logico?