Italiani, rubate il lavoro agli immigrati?


Ho sempre pensato che ci debba essere un limite a tutto.

Alla vita, perché se non fosse così Berlusconi sarebbe eterno e dio o chi per lui ce ne scampi…

Al festival di Sanremo, perché coltivo ancora il sogno che un giorno avremo una rassegna della canzone italiana che sia veramente la migliore possibile…

Alle pittoresche, per non dire altro, affermazioni dei nostri politici.

Mi fermo qui, sebbene la lista sia ancora estremamente lunga.

Commentando l’aumento della disoccupazione in Italia, soprattutto tra i giovani (dati Istat), ecco cosa dice il geniale Maurizio Sacconi, nella triplice veste ufficiale di Ministro del Lavoro, della Salute e delle Politiche sociali: “Noi abbiamo statistiche e percezioni che posti di lavoro ci sono ancora, al punto che sono rifiutati dagli italiani. Questo non può essere più fatto dai giovani. I ragazzi devono accettare anche lavori distanti dal loro corso di studi”. Le dichiarazioni del ministro sembrano smentire i luoghi comuni sugli “immigrati che rubano il lavoro agli italiani”, invitando invece in qualche modo i giovani italiani a sottrarre posti di lavoro di bassa qualità o comunque poco desiderati agli stranieri residenti. Conclude il ministro: “Il mercato apprezzerà la scelta di quanti, pur avendo titoli e qualifiche, sceglieranno percorsi di lavoro, aspri, difficili perché così mostreranno la loro tempra” (Fonte Reuters).

Sarò pure un inguaribile sognatore, che volete farci, in fondo scrivo storie.

Tuttavia, dal Ministro del lavoro, nel momento in cui emerge che il numero dei disoccupati – che è già elevatissimo – sta ulteriormente crescendo, mi aspetterei un commento diverso.

Non lo so, forse che il vero dramma è il fatto che nel nostro paese, sia per gli italiani che per gli stranieri, non esiste alcuna meritocrazia.

Che in gran parte dell’Italia, ai livelli che contano ci si arriva quasi sempre solo per conoscenza o per raccomandazione.

Che da noi persistono ancora oggi forme di nepotismo uniche al mondo.

Che qui non conta assolutamente quanto vali, quanto hai studiato, quanto seriamente sei disposto a fare il tuo lavoro.

Non interessa quasi a nessuno il valore della tua professionalità e che se veramente desideri crescere e migliorare la cosa più intelligente che puoi fare è emigrare.

Ecco quindi qual è la realtà che i nostri governanti prospettano ai giovani: o rubi il lavoro agli immigrati o lo diventi tu stesso in un altro paese…


PS: A chi interessa, ricordo che oggi si celebra la Giornata mondiale del rifugiato. Inutile dire che non ne ho trovato alcuna menzione sui principali media nostrani...