Terremoto Haiti. Non aspettiamo il prossimo



L’inizio del 2010 è segnato da una terribile tragedia.
Sto parlando ovviamente del terremoto ad Haiti, in cui si parla di un numero di morti che oscilla tra 30.000 e 100.000 e di almeno tre milioni di persone la cui vita è stata devastata dal sisma.
Non mi soffermerò più di tanto nel citare l’articolo su Le Matin, che pubblica l’avvertimento del geologo Patrick Charles, docente dell’Istituto di geologia applicata de L’Avana, il quale pare avesse previsto il sisma già nel 2007.
Non voglio rimanere intrappolato nella diatriba se i terremoti possano essere previsti o meno.
Fino a prova contraria, il terremoto è un evento naturale, un fenomeno che fa parte della vita del nostro pianeta.
D’altronde, in molti potrebbero ammonirmi ricordandomi che ora non è il momento delle polemiche, bensì della solidarietà e degli aiuti.
E’ il momento di aprire il borsello, noi fortunati che ne abbiamo uno.
Da quanto leggo, a parte i vari interventi di medici, funzionari delle varie protezioni civili, operatori delle organizzazioni umanitarie e quant’altro, il mondo sta inviando milioni di dollari e di euro, dimostrando che nel momento del bisogno l’umanità fa sentire la sua presenza a chi è più sfortunato.
Sfortunato, ovvero colpito da una avversa casualità.
In questi giorni, fin da quando ho appreso della sciagura, sono stato per scrivere qualcosa, ma fin ad ora non l’ho fatto.
Sentivo dentro di me che quella era la notizia, il fatto al cui confronto tutto il resto diviene polvere al vento, tuttavia non riuscivo a trovare le parole per tradurre quel che provavo a riguardo.
Un misto di emozioni, tra le quali soprattutto si facevano largo impotenza e rabbia.
Soprattutto rabbia.
Rabbia e domande, che non fanno altro che alimentare la prima.
Domande come questa: ma perché la natura colpisce proprio i più sfortunati?! E Dio?! Dov’è Dio in questi momenti? Io non sono un esempio, non sono credente, l’ho detto e lo ripeto. Sono solo uno speranzoso terrorizzato dalla morte, che potrebbe credere a qualsiasi cosa, anche alle profezie del mago Do Nascimiento, pur di non provare angoscia di fronte alla fine di tutto. Tuttavia, se fossi un uomo di fede, guarderei verso il cielo e chiederei al creatore: ma perché te la prendi proprio con gli ultimi?! Non dovresti proteggere loro per primi?!
Okay, basta così. Ora non è il momento delle polemiche, soprattutto le mie, che vivo in una terra che ha sì molti problemi, ma imparagonabili a quelli di paesi come Haiti.
Non è il tempo delle polemiche, è vero, ma è sicuramente l’occasione per imparare qualcosa da quel che è accaduto, affinchè gli sfortunati non siano morti invano.
All’inizio del terzo millennio, Haiti si presenta come uno dei paesi più poveri al mondo.
L’80% della popolazione si trova in una condizione di totale indigenza e più del 50% sopravvive con meno di un dollaro al giorno.
Un dollaro, ovvero circa 70 centesimi di euro.
Ciò era vero anche prima del terremoto…
Il sisma non poteva essere previsto? Ma se in tempi non sospetti avessimo inviato solo la metà degli aiuti ad una terra impoverita anche a causa del colonialismo e dello sfruttamento di paesi come il nostro, probabilmente, oggi avrebbe avuto molti meno danni, non credete?
Perdonate, ci sono ricascato.
Oggi non è il tempo delle polemiche.
D’accordo.
Allora eccovi alcuni paesi che secondo le Nazioni Unite possiedono il più basso indice di sviluppo umano (dati 2009):
159. Togo
160. Malawi
161. Benin
162. Timor-Est
163. Costa d’Avorio
164. Zambia
165. Eritrea
166. Senegal
167. Rwanda
168. Gambia
169. Liberia
170. Guinea
171. Etiopia
172. Mozambico
173. Guinea-Bissau
174. Burundi
175. Chad
176. Congo
177. Burkina Faso
178. Mali
179. Repubblica Centro Africana
180. Sierra Leone
181. Afghanistan
182. Niger
Possiamo cominciare dall’ultimo, come vogliamo.
Se pensate che Haiti si trova, o si trovava, al 149esimo posto…


Mappa indice di sviluppo umano nel mondo (verde sviluppo alto, dal giallo all'arancione medio e dal rosso al nero basso. Grigio non disponibile...)