Taglio delle 10 province italiane? No, scherzo a Bossi
Storie e Notizie N. 190
Oggi vi propongo tre pesi e tre misure.
Anzi tre pesi e due misure, perché solo una è diversa dalle altre.
Se Elio Germano, ritirando il premio come migliore attore a Cannes, lo dedica all’Italia e agli italiani che fanno di tutto per rendere l’Italia migliore, nonostante la loro classe dirigente, riceve le critiche del governo per voce del Ministro dei Beni e delle Attività culturali Sandro Bondi: “Mi è dispiaciuto… è stato inopportuno.”
Se Daniele De Rossi, calciatore della Roma e della Nazionale Italiana, esprimendo il suo parere sulla tessera del tifoso afferma: “Gli ultrà sono una parte positiva del calcio: chi va allo stadio con il coltello non è un ultrà ma una persona disturbata come lo è un poliziotto che prende a calci un ragazzetto che non c’entra nulla, senza che si sia gridato allo scandalo. Allora dovremmo fare la tessera del poliziotto…”, ecco che puntualmente arriva la disapprovazione del Ministro dell’Interno Maroni: “Non condivido cosa dice De Rossi. Lui non è una persona qualunque, è un nazionale e non deve mandare messaggi negativi. Uno si sforza tanto di mandare messaggi positivi…”
Se invece Umberto Bossi, Ministro delle Riforme per il Federalismo, di fronte alla possibile abolizione di dieci province italiane con meno di 220.000 abitanti, spara: “Se toccano Bergamo è guerra civile”, cosa succede?
Arrivano critiche? Ammonizioni? Prese di distanza?
Nulla.
Anzi, addirittura la proposta del taglio delle province sparisce dal sito del ministero dell’Economia e Tremonti si affretta a smentirla(si) come notizia falsa.
Meglio scrivere storie, va’…
La Storia:
C’era una volta un paese che possiamo chiamare anche Italia, ma non è indispensabile.
Tanto si capisce qual è.
Nel paese che possiamo chiamare Italia ma non è indispensabile c’erano due mattacchioni, dediti sin da piccoli a fare scherzi: Silvio e Giulio.
Entrambi avevano fatto carriera.
Uno era diventato Presidente del consiglio e un altro Ministro dell’Economia, probabilmente la più grande beffa della storia del loro paese, il cui nome non dico perché, come già chiarito all’inizio, non è indispensabile.
Secondo la legge della burla, lo scherno – per essere efficace – necessita di una vittima, di un bersaglio sui cui accanirsi.
Il soggetto ideale è qualcuno che allo scherzo reagisca puntualmente in maniera impulsiva e rabbiosa.
Silvio e Giulio lo avevano trovato in Umberto.
Anche quest’ultimo era riuscito a raggiungere alti traguardi.
Era divenuto anche lui Ministro della repubblica.
Se qualcuno di voi lo conoscesse, direbbe che la sua è una burla ancora più grande di quella degli altri due…
Dicevo, Silvio e Giulio lo avevano preso di mira ed ormai avevano compreso perfettamente quale fosse il tasto sui cui pigiare.
Un giorno Silvio disse in conferenza stampa: “Barbarossa fu un personaggio sopravvalutato…”
Poche ore dopo Umberto dichiarò inalberato: “Se infangano il prode Barbarossa, andiamo ad Arcore e facciamo un macello!”
L’indomani uscì la notizia che la Rai avrebbe prodotto un film sul personaggio in questione.
Un altro giorno Giulio chiamò i giornalisti e disse: “Una trasmissione padana in Rai? Sarebbe un flop clamoroso.”
La reazione di Umberto non si fece attendere: “Se insultano le nostre trasmissioni andiamo a casa di Giulio e gli diamo fuoco!”
Il dì seguente venne annunciato l’ingresso nel palinsesto di Rai 2 del talk show L’ultima parola, condotto da Gianluigi Paragone.
Un altro giorno ancora, sul sito del Ministero dell’Economia, apparve la notizia che sapete, quella sulle province.
Così come è nota la reazione di Umberto e la marcia indietro di Giulio.
Immagino che ora qualcuno di voi si starà domandando: dove sta lo scherzo di Silvio e Giulio se poi Umberto si incazza e si fa come dice lui?
Be’, allora vuol dire che la vittima di queste prese per il culo non è Umberto…
La Notizia: Bossi: "Se toccano Bergamo è guerra civile".