Fazio Saviano Benigni e Vieni via con me: l’elenco sugli immigrati


Storie e Notizie N. 274

Ha debuttato ieri su Raitre Vieni via con me, il programma ideato e condotto da Fabio Fazio e Roberto Saviano.
Non sono sorpreso dal record di ascolti.
Come ho già scritto in tempi non sospetti – o forse sì… - quando ancora prima di iniziare attiri già moltissima attenzione da parte dei principali media e dal pubblico, e aggiungo, avendo protagonisti del calibro dei suddetti, oltre alla preziosa partecipazione di Roberto Benigni, a mio modesto parere hai in tasca una vittoria annunciata.
Complessivamente il programma mi è piaciuto.
Soprattutto quando Saviano ha detto una cosa apparentemente evidente, ma che ascoltando la maggioranza del governo e anche alcuni esponenti dell’opposizione, sembra non lo sia affatto: il governo è caduto.
Sfido chiunque a provare il contrario.
Solo in un paese in cui il governo è caduto possono accadere fatti come quelli che leggiamo tutti i giorni tra le notizie che ci riguardano.
Tornando però alla trasmissione di ieri, ho molto apprezzato anche l’idea degli elenchi.
Nel mio piccolo vorrei aggiungerne uno mio, su una tipologia di cittadino discriminato almeno quanto gli omosessuali: lo straniero.
Per rendere la cosa più originale, ho aggiunto anche i diversi stili con i quali il generico interlocutore si rivolge a quest’ultimo…

La Storia:

Chiaro e diretto: "Caro signore, un solo lemma descrive l'intera vostra letteratura: negro."
Gentile: "Ma come fanno gli occhi nostri ad ignorar tal grazioso negretto?"
Dispregiativo: "Con cura e dedizione, infierendo vigliaccamente sulle ferite vostre, è negraccio il meglio che attribuirvi posso."
Gastronomico: "Un cioccolatino, ecco qual gustoso masticare mi evoca la vista vostra."
Moderno: "Ignorando ogni provenienza e destinazione della di voi navigazione, rimarrete extracomunitario e niente più nella mia affollata memoria."
Normativo: "Clandestino, per quanto assaporerete il sapore dell'ospitalità, basterà l'oblio di un vidimato pezzo di carta per rendervi di nuovo tale."
Guerrafondaio: "Orsù, fatevi crescere quella barba, liberate i capelli ricci senza permanente, donatevi un abito coerente ed avrò anch'io il mio talebano da immolare."
Generalizzante: "Da dove venite? No, non ditemelo, lasciatevi guardare, mi basta un attimo, ho presente l'articolo, non conta l'errore, voi siete marocchino… il più delle volte."
Educato: "Io non ho niente verso le persone come voi, di colore, purché vi comportiate compostamente, per quanto vi riesca."
Esagerato: "E' inutile nasconderlo con un dialetto accentuato, una maglietta riconoscibile o una capigliatura levigata. Voi lo siete inevitabilmente, africano."
Cromatico: "Credetemi, è una questione di praticità. Marrone, in effetti, è più esatto ma, ahimé, non ho tempo da perdere con un nero come voi."
Preparato: "A frutto dell'incestuoso accoppiamento, padre esotico e madre nostrana, dicesi mulatto."
Indifferente: "Invariate le premesse ed invertendo i fattori, meticcio è la miglior definizione."
Confuso: "Comprendete or ora l'intolleranza mia se pur creolo possiate risultare?!"
Patriottico: "Non volete quindi alzarvi in volo e colpire con coraggio la preziosa sfera? Vi rifiutate di sgusciare felinamente tra il nemico con la medesima incollata ai vostri piedi? E seppur acconsentite al vostro compito per anni, osate mutar casacca per sputar nel piatto che vi ha nutrito con affetto?! Non passerete quella linea, straniero, non passerete più la linea della nostra porta."
Punitivo: "Quanti errori possiamo aver compiuto per meritarvi, oh carbone, ad ogni rosso che ci arresti?"
Fumettistico: "C'è stato un furto? Un assassinio? Uno stupro? Non potete che esser voi, il colpevole, lurido macchia nera.
Civilizzato: "La natura vi tradisce, selvaggio, vi distingue da chi ha scelto le leggi, i diritti e i doveri, che a noi fanno meritare pace e prosperità e voi resta l'invidia."
Ed infine, politico: "Forze lavoro? Manovalanza per la criminalità? Aumento delle nascite? Egregio immigrato, avete l'obbligo di trovar collocazione."

(Brano tratto dal testo Cyranando, in omaggio alla celebre opera di Rostand, pubblicato sulla rivista Passages)