Anno Zero La Russa, il fascista e il vigliacco



Storie e Notizie N. 301

Ieri sera la puntata di Anno Zero ci ha mostrato per l’ennesima volta che razza di individui governano il nostro paese.
Mentre vedevo un uomo di mezza età con la bava alla bocca sbraitare furente contro un ragazzo che avrebbe potuto essere suo figlio – non glielo auguro affatto – e mi sono ricordato per una frazione di secondo che quello era il Ministro della Difesa, ho sentito immediatamente il desiderio di trovarmi non solo in un’altra parte del mondo, ma addirittura in un altro tempo.
E così mi sono immaginato tra vent’anni, con i miei figli che guardano con me questo video di uno dei peggiori periodi della nostra storia, per poi chiedermi: “Papà, ma come avete fatto a mandare un uomo del genere al governo?”
La cosa che più mi rode è che potrò ripetergli all’infinito che ho sempre votato contro.
Per lui quello era il mio governo.
Così come pensa oggi il resto del mondo.
Ecco, adesso i vari saggi da salotto si chiedano come mai così tanta gente è incazzata…

La Storia:

C’era una volta un fascista e un vigliacco.
Il fascista era veramente fascista.
E quando dico fascista, non fate i furbini.
Fascista come Montanelli…
See…
Un fascista è un fascista.
Eh, se i comunisti sono tutti comunisti, vale il viceversa, no?
Un po’ di coerenza, cribbio.
In cosa si dimostrava fascista?
Prima di tutto aveva la faccia di ammetterlo pubblicamente egli stesso.
Certo, se fosse vissuto in un paese, che so, in cui vigeva il reato di apologia del fascismo, sarebbe stato perseguibile.
Peccato.
Ciò nonostante, le sue dichiarazioni erano ininfluenti, poiché il nostro era fascista anche solo da fermo.
Nello sguardo rabbioso, per dirne una.
Nel senso di canino, intendo.
No, perché la rabbia è spesso un sentimento nobile, allorché nasca dalla sincera indignazione verso una palese ingiustizia.
Adesso che ci penso, anche un cane può esser capace di tali emozioni.
Diciamo rabbioso per motivi tutt’altro che nobili.
Anzi, senza ragione.
Una rabbia ottusa.
Poi aggiungiamoci una totale incapacità nel comprendere idee e discorsi a lui estranei.
Non si trattava proprio di un mero dissentire.
Dissentire vuol dire capire ma non condividere.
No, il tipo aveva un solo concetto in testa e non aveva alcuno strumento anche solo per accoglierne altri, figuriamoci intenderli.
Da cui altra rabbia, frustrata e inconsulta rabbia.
E come si relaziona con il prossimo una tal persona?
Non ha altro modo che usare tutto il potere nelle sue mani per imporre agli altri le sue ragioni, se così possiamo chiamarle.
Se poi qualcuno, reazione quanto mai umana, prova a rispondere ecco che la rabbia straripa nella violenza.
Sul vigliacco ho poco da dire.
Il vigliacco era semplicemente vigliacco.
Su questo non v’era possibilità di manipolazione.
Cioè, non poteva dire vigliacco come… e tirare fuori qualche nome celebre.
Fino a prova contraria, la viltà non ha mai portato una gran fama.
Perché era vigliacco?
Perché era privo di coraggio, senza se e senza ma.
Il coraggio di esprimere le proprie idee ovunque e non solo nascosto da una carica istituzionale.
Il coraggio di apostrofare l’avversario vis a vis, sulla pubblica piazza, da solo e senza l’appoggio di una scorta.
Il coraggio, infine, di guardarsi allo specchio ed ammettere la propria miseria, fisica e intellettuale.
Quando ciò accadrà, i due si accorgeranno di essere la stessa persona.



Storie e Notizie: storie, frutto della mia fantasia, ispiratemi da notizie dei media.