11 settembre 2001: eroi inglesi uccidono terrorista
Storie e Notizie N. 418
La Storia:
Mettiamo caso.
Mettiamo caso che io sia uno di quelli.
Uno di quelli che credono ciecamente a tutto ciò che chi conta racconta.
Soprattutto le storie più semplici, quelle più facili da comprendere e da imparare.
Possibilmente a memoria, senza discutere.
A pappagallo, si diceva una volta.
Oggi non so.
Allora, se fossi tra costoro, non penserei ciò che ho scritto di recente.
Sarei perfettamente d’accordo con i buoni.
Con i volenterosi.
E gli eroi.
Sì, gli eroi, che in risposta all’attentato dell’11 settembre 2001 invasero l’Afghanistan alla ricerca di Bin Laden.
Eroi miopi, visto che a questo punto si nascondeva in Pakistan, ma pur sempre eroi.
E poi, se io fossi uno di quelli, queste domande non me le farei, oramai.
Non me le sarei fatte allora, figuriamoci adesso.
Pensandoci bene, in quanto uno di quelli, le domande non sarebbero proprio il mio forte.
I dubbi, poi, non avrebbero spazio nella mia mente.
Diciamo che lo spazio in generale, all’interno di quest’ultima, sarebbe alquanto limitato.
Le idee brevi e concise, i concetti chiari ed elementari, quelli sì che troverebbero terreno fertile: guerra al terrorismo, terrorismo islamico, attentato di chiara matrice islamica, missione di pace, difesa preventiva, guerra di civiltà, eroi contro vili…
E da che mondo è mondo, il nostro mondo, se i terroristi sono i vili gli eroi non possono che essere i soldati.
Gli impavidi soldati che nel 2001 invasero l’Afghanistan.
E quelli non meno intrepidi che nel 2003 partirono per liberare l’Iraq dal truce Saddam.
In testa al prode esercito due paesi, ormai una coppia indissolubile nella corsa alla liberazione delle vittime di questo mondo: americani e inglesi.
Eroi.
Ovvero, heroes.
Come ho già ricordato l’altro ieri, domenica saranno passati dieci anni dalla tragedia delle torri gemelle.
Voglio unirmi alle voci di quelli, sempre di quelli, che in coro si sono già levate per celebrare il giorno che ha cambiato per sempre la nostra storia ricordando un fatto che forse sarà sfuggito ai più.
Nel settembre del 2003, in Iraq, a pochi mesi dall’inizio della seconda guerra al terrore, un manipolo di eroici soldati inglesi si sono distinti per il loro valore.
Con estremo senso del dovere i nostri catturarono un individuo sospetto, tale Baha Mousa, addetto alla reception di un hotel iracheno.
Si tratta dell’uomo che vedete ritratto nella foto, insieme alla sua famiglia:
Quindi, quattro dei più coraggiosi tra loro, lo costrinsero a rimanere incappucciato per ventiquattro ore e lo picchiarono a morte, con calci e pugni. Il referto parlò di almeno 93 ferite:
E la moglie, come i due figli, si aggiunsero alla schiera di coloro che con la pelle dei propri cari pagarono il prezzo dell’eroismo:
L’eroismo degli altri, ovviamente.
Dei buoni.
Oggi, in occasione del processo in cui gli arditi soldati sono imputati, l’accusa ha definito l’azione di questi ultimi come un atto di ingiustificata e brutale violenza.
Tuttavia, per poter dare credito a tali insinuazioni dovrei non essere uno di quelli.
Uno di quelli che, molto probabilmente, non ha la più pallida idea dell’esistenza di questo processo…
La Notizia (Radio Free Europe Radio Liberty): La morte del civile iracheno è una grande macchia sulle forze armate britanniche.
Storie e Notizie 2011, vieni ad ascoltarmi il 15 settembre alle 21.