Alluvione Liguria e Toscana, 9 morti: davvero colpa del clima?
Presidente Napolitano sulle morti: “Doloroso tributo a cambio clima.”
Storie e Notizie N. 453
C’era una volta la protezione civile.
La protezione civile era un “Servizio Nazionale”, ovvero un sistema complesso per tutelare l'integrità della vita, i beni, gli insediamenti e l'ambiente dai danni o dal pericolo di danni che derivavano da calamità naturali, da catastrofi e da altri eventi calamitosi.
Quali erano le sue attività? Semplice: la previsione e prevenzione delle varie ipotesi di rischio, il soccorso alla popolazione e ogni attività diretta a superare l’emergenza.
La protezione civile viveva in un paese che, per sua stessa ammissione, era soggetto ad un rischio diffuso in modo capillare e tale da risultare un problema di notevole importanza: il rischio idrogeologico.
Ora dovete sapere che, sempre secondo la protezione civile, le manifestazioni più tipiche di fenomeni idrogeologici erano costituite dalle frane e dalle alluvioni. Inoltre, le prime erano molto diffuse nel suo paese a causa delle condizioni orografiche e della conformazione geologica del territorio, giovane ed in via di sollevamento, e che quello stesso territorio era interessato con frequenza sempre maggiore da alluvioni che si verificavano anche quando le precipitazioni non erano eccezionali.
Per questa ragione, ancora per voce diretta della protezione civile, per contrastare frane e alluvioni e proteggere in modo efficiente la vita dei cittadini e l’integrità delle infrastrutture, occorreva prevedere gli eventi possibili in un’area, individuando quali avrebbero potuto essere i danni e le attività da porre in essere prima, durante e dopo un’emergenza.
A questo proposito, la medesima protezione civile divideva gli interventi di tipo preventivo in strutturali e non strutturali. I primi consistevano in opere di sistemazione attiva o passiva, che miravano a ridurre la pericolosità dell’evento, abbassando la probabilità di accadimento oppure attenuandone l’impatto. Esempi di interventi strutturali erano gli argini, le vasche di laminazione, le sistemazioni idraulico-forestali, il consolidamento dei versanti, etc. Gli interventi non strutturali consistevano invece in quelle azioni finalizzate alla riduzione del danno attraverso l’introduzione di vincoli che impedivano o limitavano l’espansione urbanistica in aree a rischio, la pianificazione di emergenza, la realizzazione di sistemi di allertamento e di reti di monitoraggio.
Ecco, in caso nel suddetto paese non una, non due, neanche tre ma ben nove persone perdessero la vita e quasi altrettante si smarrissero in seguito a frane e alluvioni, be’, per dare la colpa al clima la protezione civile, le amministrazioni locali e il governo nazionale dovrebbero avere la coscienza linda come il sedere di un neonato…
La Notizia (Il Velino): Maltempo, 9 morti. Napolitano: doloroso tributo a cambio clima.