Australia video salvataggio bambino alluvione: la borsa benedetta
Storie e Notizie N. 853
Tra una ventina d’anni, Melbourne, Australia
Ma cosa c’era dentro di così importante?
Questo ha chiesto la mia fidanzata, che ha accompagnato i miei genitori in questura, dove adesso mi trovo.
In manette, ma con un sorriso beato sul volto. Anzi, diciamola tutta: felice.
“Niente”, ho risposto senza togliere quell’espressione estasiata dal viso, “la divisa del calcio, i calzini sporchi e gli scarpini…”
“E c’era bisogno di farsi arrestare per riaverla?” ha esclamato giustamente lei, dal suo punto di vista, è chiaro.
La capisco.
Chiunque non avrebbe sentito il cuore fermarsi all’istante rendendosi conto di aver lasciato la suddetta borsa sul pullman, mentre quest’ultimo ripartiva nella sua corsa.
Nessuno avrebbe rubato lo scooter alla propria fidanzata lasciandola sul posto per andare più veloce e si sarebbe lanciato all’inseguimento del bus, non prima di aver quasi investito un pedone.
Capisco che pochi, tra voi, si sarebbero voltati notando che il pedone in questione fosse una corpulenta signora e che nonostante costei rovinasse in terra fragorosamente, avrebbero continuato imperterriti la rincorsa.
Con la sirena della polizia urlante nelle orecchie, testimone a pochi metri dal tentato omicidio del donnone, peraltro consumato sulle strisce pedonali, immagino che la maggior parte di voi si sarebbe arreso.
Non io.
E non perché sia un folle incosciente incline alla violazione della legge.
Tutt’altro.
Chi mi conosce, sa che non sono un pesce lesso, ma neppure un James Dean.
Mi fermo ad un semaforo rosso per giunta pedonale anche alle tre di notte, per dirla tutta.
La borsa, quella borsa, poteva cambiare il corso della mia vita in qualsiasi istante.
Per questo, con la forza pubblica ansimante alle mie spalle, ho compiuto quel giorno ogni tipo di infrazione stradale.
Fino al peccato finale, allorché, una volta entrato nel deposito dei pullman e raggiunto il mio, un attimo prima di salire a bordo ho dato una violenta spinta all’agente.
La borsa, la mia borsa, era di nuovo nelle mie mani, tra le mie braccia.
“Sì”, ho risposto alla mia fidanzata, “c’era bisogno di fare tutto questo. Poi ti spiego.”
Quindi alzai gli occhi verso i miei che avevano appena pagato la cauzione.
Sorrisi e loro ricambiarono, perché anche loro non avevano dimenticato che la borsa, la nostra borsa, poteva cambiare il corso della mia vita in qualsiasi istante.
Perché lo aveva già fatto…
Vieni ad ascoltarmi dal vivo:
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Tra una ventina d’anni, Melbourne, Australia
Ma cosa c’era dentro di così importante?
Questo ha chiesto la mia fidanzata, che ha accompagnato i miei genitori in questura, dove adesso mi trovo.
In manette, ma con un sorriso beato sul volto. Anzi, diciamola tutta: felice.
“Niente”, ho risposto senza togliere quell’espressione estasiata dal viso, “la divisa del calcio, i calzini sporchi e gli scarpini…”
“E c’era bisogno di farsi arrestare per riaverla?” ha esclamato giustamente lei, dal suo punto di vista, è chiaro.
La capisco.
Chiunque non avrebbe sentito il cuore fermarsi all’istante rendendosi conto di aver lasciato la suddetta borsa sul pullman, mentre quest’ultimo ripartiva nella sua corsa.
Nessuno avrebbe rubato lo scooter alla propria fidanzata lasciandola sul posto per andare più veloce e si sarebbe lanciato all’inseguimento del bus, non prima di aver quasi investito un pedone.
Capisco che pochi, tra voi, si sarebbero voltati notando che il pedone in questione fosse una corpulenta signora e che nonostante costei rovinasse in terra fragorosamente, avrebbero continuato imperterriti la rincorsa.
Con la sirena della polizia urlante nelle orecchie, testimone a pochi metri dal tentato omicidio del donnone, peraltro consumato sulle strisce pedonali, immagino che la maggior parte di voi si sarebbe arreso.
Non io.
E non perché sia un folle incosciente incline alla violazione della legge.
Tutt’altro.
Chi mi conosce, sa che non sono un pesce lesso, ma neppure un James Dean.
Mi fermo ad un semaforo rosso per giunta pedonale anche alle tre di notte, per dirla tutta.
La borsa, quella borsa, poteva cambiare il corso della mia vita in qualsiasi istante.
Per questo, con la forza pubblica ansimante alle mie spalle, ho compiuto quel giorno ogni tipo di infrazione stradale.
Fino al peccato finale, allorché, una volta entrato nel deposito dei pullman e raggiunto il mio, un attimo prima di salire a bordo ho dato una violenta spinta all’agente.
La borsa, la mia borsa, era di nuovo nelle mie mani, tra le mie braccia.
“Sì”, ho risposto alla mia fidanzata, “c’era bisogno di fare tutto questo. Poi ti spiego.”
Quindi alzai gli occhi verso i miei che avevano appena pagato la cauzione.
Sorrisi e loro ricambiarono, perché anche loro non avevano dimenticato che la borsa, la nostra borsa, poteva cambiare il corso della mia vita in qualsiasi istante.
Perché lo aveva già fatto…
Vieni ad ascoltarmi dal vivo:
Spettacolo di presentazione del libro
Sabato 9 Febbraio 2013 ore 18
Teatro Planet
Via Crema, 14, Roma