Genocidio significato parola: storia un milione di ossa

Storie e Notizie N. 944

Dal sito ufficiale del progetto: Un milione di ossa è un’iniziativa a larga scala di arti sociali, che unisce istruzione, attività manuali e installazioni pubbliche per aumentare la consapevolezza sui continui genocidi e sulle atrocità di massa che hanno luogo in posti come il Sudan, la zona meridionale di quest’ultimo, la Repubblica Democratica del Congo, la Somalia e la Birmania. Negli ultimi tre anni abbiamo raccolto un milione di ossa fatte a mano per una mostra evento di tre giorni sul prato del National Mall a Washington, DC, dall’8 al 10 Giugno del 2013. L'installazione sarà presente come uno spazio di coscienza collettiva, allo scopo onorare le vittime e i sopravvissuti, e servirà anche come una petizione visiva contro i conflitti in corso.
Ed ecco la mia storia...

Siamo uguali, noi e voi.
Tutto ci accomuna e tutto ci differenzia.
Nel mezzo la storia.
Siamo lo scheletro del mondo che fu.
Non di tutto quel che è stato, solo una parte, ma che sarà sempre troppo vasta da accettare come normale.
Malgrado quel che dicono i giornali.
A prescindere da quel che leggano le vostre coscienze tra le righe di questi ultimi.
Oggi, adesso, ora e qualsiasi altro sinonimo che significhi urgenza, altri si apprestano a spogliarsi di pelle e sangue per unirsi a noi.
A gridare senza voce.
A rimpiangere con inutile fiato in gola.
Perché a cosa servono i romanzi, le canzoni e tutte le installazioni di questo mondo se non a scuotere dal sonno coloro che ancora oggi, adesso e ora possono scrivere la parola fine in calce a questa storia?
E allora, non una, né cento e neppure mille, bensì un milione di noi, ancora una volta siam qui, nude, a ricordarvi che…
Siamo diversi, voi e noi.
Tutto ci separa e tutto ci unisce.
Nel mezzo la storia.
Questa storia.
Senza ipocrisia, ogni corpo che di noi era il vestito, portava a spasso una vita che come la vostra probabilmente guardava l’intero mondo lontano, sfiorabile con le dita piuttosto che con la fantasia.
E’ altrettanto vero e triste che laddove la tragedia non ci tocchi personalmente, sono veramente pochi, quelli tra noi che decidono di farla comunque propria.
Ma esiste mai tragedia che riguardi un popolo intero che non sia affare comune?
E se ciò fosse vero anche per un solo, sconosciuto, essere agli antipodi da noi, quanto madornale sarebbe la vostra cecità innanzi al moltiplicarsi del suo dolore?
Quanto dovreste essere sordi per ignorare un milione di costoro?
Forse siete più forti di quel che crediate.
Poiché solo una creatura incommensurabilmente tenace potrebbe riuscire a continuare imperterrita il proprio cammino con una tale quantità di cadaveri ai lati della strada.
Dev’essere proprio prezioso il tesoro che vi aspetta alla fine dell’arcobaleno.
Tuttavia, se dovessero prendere in considerazione l’ipotesi che per quanto ambito appaia nei vostri sogni, esso non valga la pena di cotanta disumanità, lor signori potrebbero valutare un’alternativa.
Che il premio non sia mai stato all’orizzonte, che quest’ultimo sia solo un miraggio, anzi, una distrazione dall’unica meraviglia possibile, malgrado sia molto meno luccicante.
Ci riferiamo a quell’infaticabile e struggente luce nello sguardo del bambino, della donna e dell’uomo che cadono sotto i colpi ottusi della propria specie.
La stessa luce che illumina noi, ora.
E voi un giorno.
Perché noi e voi siamo uguali e diversi.
Tutto ci avvicina e tutto ci allontana.
Nel mezzo la storia.
Scritta nelle ossa.



 



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