Storie di donne: se l'uomo più vecchio del mondo è una donna

Storie e Notizie N. 947

Il giapponese Jiroemon Kimura è morto a 116 anni.
L’uomo più vecchio del mondo.
Ora, il primato dell’anzianità spetta a una donna, che vive sempre in Giappone.
Misao Okawa ha 115 anni.
Passandole il testimone, immagino parole che il nonno della terra le possa aver consegnato prima di congedarsi.


Cara Misao,
addio.
Da domani tocca a te.
La più vecchia. Ti chiameranno la più vecchia.
La meno giovane, protesterai tu.
Ma che vuoi farci, chi ci conosce per quel che ai loro occhi rappresentiamo, i loro incubi evochiamo e le loro fantasie accendiamo, avrà sempre difficoltà ad identificarci per quello che in realtà siamo.
Tu capisci cosa intendo, vero?
Ero il più vecchio del mondo, ma sapevo bene che questo era solo il titolo per un premio ai Guinness.
Ci ho pensato molto, in questi giorni, soprattutto di notte, prima di addormentarmi, presagendo la fine del mio viaggio.
Chiudevo gli occhi e lo vedevo.
Hai capito, giusto?
Il bambino più piccolo.
La nuova nata in questo preciso istante.
La creatura che inizia a camminare esattamente dal punto opposto della retta alla cui fine ora io giungo.
Prendi quella retta, dal più giovane degli umani sino a te ed io, e chiamala umanità, se vuoi.
Li vedi? Circa sette miliardi di abitanti, ognuno con la sua età, ciascuno che vive e prova emozioni, grida e ride, piange e sussurra, combatte e muore su quella linea al cui estremo c’ero io.
E ora tu.
Tienila in mano, con me, adesso, quella meravigliosa riga.
Chiamala umanità, se preferisci.
E prova a dire che ti piace il mondo che abbiamo costruito.
Cerca di confessarmi che, dopo tutto, sei contenta di essere la cima di questa montagna.
Fatta di dolori che adombrano timide gioie.
Di violenze che offuscano adorabili gesti.
E di semplici perfezioni prevaricate da casuali ottusità.
No, non parlare.
Non voglio sapere se ami o meno, questo spettacolo che noi altri, tutti, nessuno si senta spettatore, abbiamo messo su.
Tu ed io sappiamo benissimo che non è questo ciò che conta.
Tu ed io abbiamo imparato che non è poi tutta questa tragedia se questa linea si interromperà con la nostra morte.
Perché tale destino si ripeterà ancora quando non il più vecchio, bensì il più piccolo tra gli infanti che oggi emettono il loro primo vagito arriverà tra cento anni alla nostra età.
E morirà.
Con lui o lei se ne andrà un’altra retta, quella che sarà stata scritta nell’altro verso, tracciata dopo di lui, come quella di cui eravamo noi stessi il punto di partenza e che con noi scompare.
L’altra umanità, la nostra, quella in cui al nostro arrivo c’era qualcun altro ad essere il più vecchio.
O la più vecchia.
Ed ecco il nostro segreto.
Posso odiare o adorare il mondo, oggi, ma sapendo quel che ti ho appena scritto sono felice.
Sorrido con le lacrime agli occhi e sono felice.
Perché so che i nostri numerosi figli e nipoti potranno incidere un’altra retta, sulla terra di questo pianeta, infinitamente diversa dalla nostra, un’altra umanità.
Perché magari sarà migliore di oggi.
E perché potrò finalmente vantarmi di esserne stato il nonno.
E tu la nonna.


  



Altre da leggere: