Storie di bambini: Il ragazzo che invecchia troppo in fretta

Storie e Notizie N. 1038

Ogni qual volta viene a mancare qualcuno che assurga a grande popolarità a causa di un’eccezionale malattia, mi piace considerare quest’ultima come un particolare tra i tanti della sua speciale vita.
O storia…

Mi chiamo Sam e sono stato unico.
Capirai, direte voi.
Tutti lo siamo, in qualche modo.
Davvero? Allora, trovatevi la vostra pagina e parlatene.
Se ne avete il coraggio.
Sì, coraggio.
Di mettere al centro dello scrivere l’essenza di una vita.
Senza pudore.
Privi di vergogna.
Con amore di tutto l’insieme, più che mai delle irregolarità dell’anima.
Che tanto ci rendono degni di occhiate.
Stupite e talvolta inorridite.
Io?
Io ero uno che correva.
No, niente sport.
Nessun maratoneta o centometrista, qui.
Eh, capirai, non v’è niente di originale in un racconto che lodi i velocisti da pista.
Sono già abbastanza raffigurati e celebrati dalle grasse penne dei top media.
Il mio aggredire il secondo era nello scorrere del sangue.
Scorrere? Diciamo pure uno sfrecciare convulso di globuli e piastrine.
Nel battito cardiaco che rombava stile techno a ritmi degni del più eccitato rave della terra.
Colonna sonora di un organismo intero lanciato all’impazzata verso il traguardo.
Leggi pure la fine di questa storia.
Un frenetico slide show di pensieri, una sconvolgente coreografia di emozioni e soprattutto un’apparentemente caotica successione di ricordi.
Questa è stata la meravigliosa danza nel mio corpo.
All’interno del mio rugoso e aspro corpo.
Al riparo di quel che la pelle evocava.
Dove, il più delle volte, accade il meglio e chi ha avuto la fortuna di guardare oltre tali confini sa perfettamente a cosa mi riferisco.
Ah, se lo sa.
Gli altri non sanno cosa si perdono.
Perché corri così? Non sarebbe meglio rallentare? Non rischi di trascurare qualcosa lungo la via?
Domande lecite, me ne rendo conto.
Domande inutili, so ancora meglio.
Io ho dovuto correre, perché questo ha ordinato un giorno il grande mazziere.
Questa è la carta che ho avuto in dono all’inizio del viaggio.
Tu correrai.
Questo c’era scritto sulla mia.
Tu correrai.
Senza fermarti.
Fino alla fine.
Di questa storia.
Mi chiamo Sam e sono stato unico.
Non perché correvo.
Bensì, perché quando è arrivato il mio turno ho preso il mio biglietto e sono salito a bordo senza fiatare.
Per godermi ogni istante della traversata.
Accettando il ruolo che il copione prevedeva.
Dando il meglio di me per la storia.
Di un vecchio adolescente con gli occhi da bambino…

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