Storie di razzismo: vietato l'ingresso alla paura e all'ignoranza

Storie e Notizie N. 1085

Leggo che a Roma, al Tuscolano, i proprietari di un panificio hanno affisso sulla vetrina un cartello con su scritto, in pratica, vietato l’ingresso agli zingari.
Chi di cartello ferisce…

Basta.
Non entrerete più.
Porte chiuse, cancelli invalicabili.
Muri impenetrabili per sempre.
C’è scritto sopra, leggete.
Vietato l’ingresso alla paura.
La vostra puerile e ottusa paura.
E’ una vita che vi attanaglia dentro, vero? Che tormenta la notte come il giorno, che vi rende piccoli, mostruosamente piccoli.
Ma non solo.
Vietato l’ingresso anche alla vostra inguaribile ignoranza.
Un vuoto del cranio ormai irrecuperabile, nonostante l’assordante marea di nobili insegnamenti ed esempi mirabili, di vite vissute e stroncate, sebbene poi glorificate.
Di eroi e leader, di veri eroi e veri leader.
Eppure, malgrado ciò, il vuoto, addirittura più vuoti di prima.
Vietato altresì l’ingresso alla vostra violenza.
Immotivata e infantile violenza, verbale ancor più che fisica, emotiva e delirante, causata da nessuna asprezza del vivere.
Che in qualche modo spiegherebbe, senza per questo giustificarla, l’aggressione del momento.
No, la vostra è una violenza figlia del privilegio, inconsapevole e per questo imperdonabile privilegio.
Vietato l’ingresso, ovviamente, alla vostra incommensurabile vigliaccheria.
La codardia senza limiti, ma precisa, chirurgica nello scegliere oculatamente il bersaglio più facile, la vittima meno difesa, l’altro per il quale nessuno vi condannerà.
Anzi, troverete perfino qualcuno che vi loderà, tra i compagni di viltà.
Perché si sa, quando la codardia ha un suo pubblico diventa addirittura doverosa.
D’altra parte, è inevitabile di conseguenza vietare l’ingresso pure alla vostra totale mancanza di umanità.
Sì, proprio lei, il requisito essenziale, il tassello che non è mai scontato, che è frutto di una scelta di natura, niente affatto un diritto di nascita.
Restiamo umani, ha detto un giorno qualcuno molto migliore di me.
E per restarlo, umani, bisogna prima diventarlo.
Altrimenti, ci si trasforma in qualcosa a cui, oggi, dico basta.
Vietato l’ingresso alla vostra paura.
Alla vostra ignoranza e alla vostra violenza.
Alla vostra vigliaccheria.
E alla vostra mancanza di umanità.
Non vi permetterò più di entrare.
Nella mia mente.
Nella mia pancia.
E soprattutto nel mio cuore.

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