Israeliani e Palestinesi storia: differenze ragazzi morti
Storie e Notizie N. 1124
Dopo il rapimento e l’assassinio dei tre giovani israeliani, ecco la notizia del sequestro e dell’uccisione di un ragazzo palestinese.
Di morti e differenze.
E di vita…
No.
Vi dico no.
Non provateci.
Non pensate neppure di riuscire.
A convincermi.
A distrarmi.
Al punto di abbandonarmi ancora una volta all’ennesima danza delle parti nel bel mezzo di un assurdo cimitero.
Ecco perché non starò di certo a cavallo dei media di palazzo a stracciarmi le vesti per le vittime cosiddette amiche.
Sorelle.
E alleate.
Ma non mi troverete neppure in piazza a gridare che tre morti non contano innanzi alle migliaia ignorate.
Calpestate.
E cancellate.
Per quanto il mio corpo intero non brami di fare altro.
Perché questa storia l’abbiamo già raccontata.
Perché il film l’hanno già trasmesso ovunque, perfino in tv in prima serata.
E perché ha un finale amaro già noto ai più.
No.
Non ho bisogno di pensarci.
E dico davvero no.
E’ una strada che ho già percorso in passato.
Quella di unirmi al coro che rimarca puntualmente chi compatisca il lutto che vede con l’occhio destro irridendo i cadaveri che osserva con l’altro.
Con incommensurabile ipocrisia.
E cieca disumanità.
Perché quelle voci non l’hanno mai fermato.
Non sono mai state capaci di placare l’odio.
E tanto meno di risvegliare gli indifferenti.
Figuriamoci i morti.
No.
Stavolta passo.
Dico no.
Di differenze tra i rispettivi defunti ne abbiamo già trovate abbastanza, finora.
E chi di morte si nutre ha già goduto a sufficienza di questa ingenua conta.
Perché finché sarà questo il gioco, vincerà solo uno.
L’unico che rimarrà in piedi, con le mani sporche di sangue e con l’anima a brandelli.
Tuttavia, questo non vuole dire che le differenze non esistano.
Sono lì, sulla terra.
In questo preciso istante.
Si leggono nel destino dell’uno accanto all’altro, ancor prima che nelle morti e nel loro numero.
Nei privilegi di un’esistenza a fronte del patimento dell’altra.
Al peggio, grazie ad essa.
Dove il sorriso si allarga a pochi metri del pianto.
A questo dico sì.
Questa è l’inaccettabile diversità che voglio denunciare.
Che non interessa se non fa rumore.
Come una bomba.
O una madre che urla disperata.
Leggi pure come l'imperdonabile differente vita.
Che indisturbata precede l’uguale.
Morte.
Compra il mio nuovo libro, Roba da bambini, Tempesta Editore.
Dopo il rapimento e l’assassinio dei tre giovani israeliani, ecco la notizia del sequestro e dell’uccisione di un ragazzo palestinese.
Di morti e differenze.
E di vita…
No.
Vi dico no.
Non provateci.
Non pensate neppure di riuscire.
A convincermi.
A distrarmi.
Al punto di abbandonarmi ancora una volta all’ennesima danza delle parti nel bel mezzo di un assurdo cimitero.
Ecco perché non starò di certo a cavallo dei media di palazzo a stracciarmi le vesti per le vittime cosiddette amiche.
Sorelle.
E alleate.
Ma non mi troverete neppure in piazza a gridare che tre morti non contano innanzi alle migliaia ignorate.
Calpestate.
E cancellate.
Per quanto il mio corpo intero non brami di fare altro.
Perché questa storia l’abbiamo già raccontata.
Perché il film l’hanno già trasmesso ovunque, perfino in tv in prima serata.
E perché ha un finale amaro già noto ai più.
No.
Non ho bisogno di pensarci.
E dico davvero no.
E’ una strada che ho già percorso in passato.
Quella di unirmi al coro che rimarca puntualmente chi compatisca il lutto che vede con l’occhio destro irridendo i cadaveri che osserva con l’altro.
Con incommensurabile ipocrisia.
E cieca disumanità.
Perché quelle voci non l’hanno mai fermato.
Non sono mai state capaci di placare l’odio.
E tanto meno di risvegliare gli indifferenti.
Figuriamoci i morti.
No.
Stavolta passo.
Dico no.
Di differenze tra i rispettivi defunti ne abbiamo già trovate abbastanza, finora.
E chi di morte si nutre ha già goduto a sufficienza di questa ingenua conta.
Perché finché sarà questo il gioco, vincerà solo uno.
L’unico che rimarrà in piedi, con le mani sporche di sangue e con l’anima a brandelli.
Tuttavia, questo non vuole dire che le differenze non esistano.
Sono lì, sulla terra.
In questo preciso istante.
Si leggono nel destino dell’uno accanto all’altro, ancor prima che nelle morti e nel loro numero.
Nei privilegi di un’esistenza a fronte del patimento dell’altra.
Al peggio, grazie ad essa.
Dove il sorriso si allarga a pochi metri del pianto.
A questo dico sì.
Questa è l’inaccettabile diversità che voglio denunciare.
Che non interessa se non fa rumore.
Come una bomba.
O una madre che urla disperata.
Leggi pure come l'imperdonabile differente vita.
Che indisturbata precede l’uguale.
Morte.
Compra il mio nuovo libro, Roba da bambini, Tempesta Editore.