Storie sulla pena di morte: gli occhi dell'assassino

Storie e Notizie N. 1129

Vedono.

Osservano in silenzio.
Da qualche parte, là fuori.

Guardano Henry Lee McCollum, di nuovo in strada a 50 anni.
Gli ultimi 31 li ha trascorsi in prigione, condannato a morte.
Da innocente.
Perché nel 1983 era solo un ragazzo.
Disgraziato forse perché nero.
O solo povero e poco istruito.
Chissà.
Che il cielo, la terra, o qualsiasi cosa voi preghiate, benedica la prova del DNA.
Che riporta alla luce una vita.
Moncata della giovinezza e di un’infinità di attimi.
Magari non tutti sereni.
Ma potenzialmente tali.
E per i poveri e poco istruiti di questo mondo la serenità è il vero oro nero.
Nero, già, colore che ricorre sovente, quando si parla di ingiustizia nel cosiddetto mondo libero.

Leggono.
Ascoltano, senza commentare.
In qualche luogo di questo pianeta.

E così vengono a sapere che Henry ha dichiarato di non provare alcuna rabbia.
Che dopo tutti questi anni sottratti impunemente non ha ira nel cuore.
La vicenda si diffonde in poche ore sui media.
“Ci sono ancora persone innocenti là dentro”, sostiene Henry. “Ci sono persone che non meritano la pena di morte. Non è giusto. Bisogna fare qualcosa per loro…”
Ecco perché non è la prima e non sarà l’ultima notizia del genere.
Fateci caso, i giornali ne sono pieni di tali sgradevoli novelle.
Apparentemente inaspettate morti sul lavoro, donne o giovani ragazze vittime di impedibili abusi, barconi ricolmi di vita e speranza che all’improvviso si ritrovano il fondo del mare come cielo, il solito bombardamento sulla solita scuola, il solito fiume di fango che si porta via il solito brandello di paese e così via.
Leggile pure come le normali disumanità del quieto vivere.

Conoscono.
Sanno tutto.
Capiscono ogni cosa, dove vivono, più o meno nascosti.
Non sono sorpresi da ciò che si guadagna all’istante la prima pagina.
Perché sono avvezzi alla regole del gioco, esattamente come noi altri.
Henry Lee McCollum non prova rabbia, questo dice, è riprende il cammino sotto il sole.
Che la migliore sorte lo accompagni sulla via.
Eccolo, è lì, sullo sfondo.
Si dilegua all’orizzonte.
Dissolvenza.
Ora non possiamo poter dire di non aver visto.
Letto e compreso.
Esattamente come loro.
Gli occhi dell’assassino.
O degli assassini.
Il vero colpevole e tutti coloro che hanno permesso, agevolato e invocato il furto di vita e di storie.
Di nobili innocenti senza rabbia.