Storie sui diritti umani: Asia Bibi è morta è quel che sperano

Storie e Notizie N. 1147  

Nonostante gli appelli internazionali e molte petizioni, l’Alta Corte di Lahore, in Pakistan, ha confermato la sentenza di condanna a morte per Aasiya Noreen, la donna cristiana su cui pende l’accusa di blasfemia.
In queste ore, nonostante sia ancora in vita, 'Asia Bibi è morta' è la frase più ricercata su Google…

Signor giudice.
Signori della giuria.
Ogni grado di giudizio del Pakistan.
Uccidetela.
Uccidete Asia e al contempo ingozzate le fauci affamate dei folli fanatici, starnazzanti da oriente ad occidente e ritorno, dentro e fuori del tempio, intonacati o meno, che non aspettano altro che siffatte prede su cui gettarsi e sbranare senza pietà.
A prescindere da quale divinità usino quale pretesto per la loro perversa ossessione per i martiri.

Ammazzatela.
Ammazzate Asia e con lei indebolite i muscoli quanto la voce, la passione e la fede, la vera fede, altro che devoti inchini e sentite litanie a memoria, di coloro che lottano ogni santo giorno per permettere a tutti di dare il senso che preferiscono al vuoto intorno al quale esistono.
Perfino rispettandolo come tale.
Vuoto.

Assassinatela.
Assassinate Asia e private le figlie, il marito e tutti coloro che la amano della chance di scrivere il futuro insieme a lei, colorandolo con attimi tristi e ottusi litigi, dolori senza soluzione e sconfitte taglienti.
Così come la possibilità che tra tutto questo appaia luce improvvisa che doni senso a tutto il resto.
In breve, briciole di felicità.

Trucidatela.
Trucidate Asia e rendete ancora più vasto l’oceano di idiozia che divide gli schiavi dei precetti scolpiti rigorosamente sulle nuvole, mare di bocca larga che si accontenta di ogni immondizia, purché sia intrisa d’odio e menzogna, pur di rendere perigliosa la navigazione a chiunque tenti di incontrare davvero l’altro.
Guardando il presunto nemico negli occhi, ascoltandone la voce, toccando l’abito pagano con le mani.
Trattasi di acque contraddistinte da equa minacciosità, questo va riconosciuto.
Onde anomale per tutti, sia coloro che dell’avversario hanno un disperato bisogno che i facitori del confronto reale.
Affinché ognuno rimanga al di là della propria barricata.

Trucidatela, coraggio… anzi, no.
Assassinatela, forza… no, alcuna.
Ammazzatela, avanti… no, tutt’altro.
Uccidete Asia e sacrificate un altro respiro in omaggio alla guerra, la musica migliore che gli umani hanno imparato a comporre.

Oppure…
Oppure liberatela e cominciamo da qui.
Mettendo sul piatto che conta di più nella bilancia del mondo la vita di una giovane donna, nient’altro.
E facendo a pezzi l’altro, di piatto, e tutto quel che lo appesantisce.
Di sopravvalutate parole.
E invisibili dei.

 


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