Fotografo premio Pulitzer su Ebola muore: la vera storia
Storie e Notizie N. 1172
Il fotogiornalista del Washington Post, Michel duCille, tre volte vincitore del prestigioso premio Pulitzer, è morto di infarto in Liberia, mentre compiva il suo lavoro.
Raccontare l’Ebola.
Raccontare tutto, malgrado tutto.
E pensare che solo un paio di mesi fa l’Università di Syracuse, nello stato di New York, per timore dell’epidemia ha cancellato la sua partecipazione ad un workshop per gli studenti, nonostante duCille avesse seguito tutta la prassi a garanzia della sua sicurezza e quella degli altri.
E’ la storia delle storie.
E di chi le racconta…
C’è la storia.
Non c’era una volta.
C’è ora.
Con noi.
Senza di noi.
Nonostante, noi.
C’è la storia e chi la vive in primo piano.
Da protagonista.
Sotto le luci più vivide, esiste e gode di queste ultime.
O si lamenta di cotanto interesse, ostentando fasulla umiltà.
C’è la storia e l’esercito di comprimari, comparse volontarie o costrette al servizio dell’olimpo.
Mitologico o digitale, non fa poi molta differenza.
Ciò che conta è ammirare.
Ciò che conta è che lo spettacolo deve andare avanti.
Ciò che conta è la massa adorante.
Perché, senza di essa, l’attico dorato crolla nella polvere.
C’è la storia e chi la scrive.
No, non si tratta di gente nota, è inutile che tiri a indovinare.
Sono lì fuori, da qualche parte.
Molti di loro non sanno neppure che la penna stretta nelle loro mani è l’unica che scriva davvero.
Parole sensate e frasi nate per restare.
Il resto è solo confusione per l’udito come per il cuore.
Difatti, c’è la storia e coloro che si vantano di scriverla.
I nomi sono lì, i volti pure, più che mai il rumore delle loro cacofoniche esistenze.
Fatti della medesima sostanza degli incubi.
Fatti per essere dimenticati.
C’è, infine, la storia e chi la racconta.
Ovunque ti volti, si affannano per attirare la tua attenzione solleticando l’occhio e la pancia, con effetti che di speciale hanno solo il trucco.
Sgargianti scatole confezionate da dio.
Vuote.
Aspetta, non te ne andare.
Smettila di correre e prenditi il tempo.
La nebbia se ne va, il frastuono sfuma e li vedi.
Eccoli.
La storia e chi, per raccontarla esattamente come la vede, è disposto anche a morire.
Guarda, ascolta e leggi.
Hai visto mai che troverai l’amore per fare lo stesso…
Compra il mio nuovo libro, Roba da bambini, Tempesta Editore.
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Raccontare l’Ebola.
Raccontare tutto, malgrado tutto.
E pensare che solo un paio di mesi fa l’Università di Syracuse, nello stato di New York, per timore dell’epidemia ha cancellato la sua partecipazione ad un workshop per gli studenti, nonostante duCille avesse seguito tutta la prassi a garanzia della sua sicurezza e quella degli altri.
E’ la storia delle storie.
E di chi le racconta…
C’è la storia.
Non c’era una volta.
C’è ora.
Con noi.
Senza di noi.
Nonostante, noi.
C’è la storia e chi la vive in primo piano.
Da protagonista.
Sotto le luci più vivide, esiste e gode di queste ultime.
O si lamenta di cotanto interesse, ostentando fasulla umiltà.
C’è la storia e l’esercito di comprimari, comparse volontarie o costrette al servizio dell’olimpo.
Mitologico o digitale, non fa poi molta differenza.
Ciò che conta è ammirare.
Ciò che conta è che lo spettacolo deve andare avanti.
Ciò che conta è la massa adorante.
Perché, senza di essa, l’attico dorato crolla nella polvere.
C’è la storia e chi la scrive.
No, non si tratta di gente nota, è inutile che tiri a indovinare.
Sono lì fuori, da qualche parte.
Molti di loro non sanno neppure che la penna stretta nelle loro mani è l’unica che scriva davvero.
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Difatti, c’è la storia e coloro che si vantano di scriverla.
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Vuote.
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