Storie di immigrati: abbiamo vinto

Storie e Notizie N. 1238

Un messaggio nella bottiglia affidato alle onde da uno scoglio in quel di Ventimiglia.
Sperando che arrivi a destinazione senza rompersi...

Cara mamma,
abbiamo vinto.
Quasi
Tu ed io ce l’abbiamo fatta.
Più o meno
Per papà.
Che non voleva altro che questo.
Per noi.
Che non potremmo volere di più.
Non raggiungere la meta. Giammai sfiorare la terra promessa. Magari mettendoci su i piedi e sentirla tua.
Nel frattempo, noi guardiamo.
Noi siamo quelli che non gridano terra allorché finalmente appaia all’orizzonte, poiché la gioia è inarrestabile, il fiato è fuggito e le forze sono tutte per l’ultimo sforzo: la vittoria.
Quasi
Quelli dell’urlo al traguardo sono gli antenati degli infermi di memoria, che oggi sviliscono le nostre anime, ignorando di far lo stesso con le proprie.
E hanno ragione, se alcuni tra costoro si aggrappino all’idea che i loro avi fossero ben diversi.
Già, è così, ma non per le ragioni che credono.
Perché i viaggiatori per la vita del secolo scorso arrivavano su navi degne di questo nome.
Tutto fuorché ammassi di legno, speranza e paure, un’infinità di paure.
Il tutto legato da sangue vivo, che sgorga copioso da cuori indomiti.
Leggi pure come chi può essere così ingenuo da pensare di poterli fermare?
Che pazzi, vero?
Un tempo ci rapivano incatenandoci e umiliandoci promettendoci un inferno di soprusi e ingiustizie.
Oggi veniamo di nostra sponte, spesso incontro al medesimo destino.
Che vuoi farci, sarà che ci sono così simpatici gli umani del lato visibile della luna.
Forse è perché vogliamo davvero derubarli di futuro.
O magari sarà che ci siamo accorti che l’hanno gettato a mare e ne abbiamo sentito l’odore.
Ecco, siamo come creature che si lancino tra i flutti ipnotizzate da una magia chiamata orizzonte.
Possibile.
E ora abbiamo vinto, mamma.
Tu ed io.
Quasi
Per papà e per noi.
Più o meno
Perché noi altri sappiamo bene che la nostra vittoria non sarà mai nel salire sul podio più alto. Alzare la coppa. E ricevere l’ovazione della folla.
Guardare è il nostro premio.
Poter guardare ad occhio nudo la fine.
E l’inizio.
Il resto del mondo che puoi ammirare da uno scoglio, a pochi metri dalla nuova storia, la terra che manca.
Aspetteremo di raggiungerla, aspetteremo che sia lei a raggiungere noi.
Nel mentre, adorata madre, esulta.
Abbiamo vinto perché siamo ancora vivi.
E chi non lo capisce.
E’ morto.
O non lo è mai stato davvero.
Vivo.

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