Marine Le Pen e Salvini nel regno della fantasia

Storie e Notizie N. 1312

Leggo che stasera ci sarà un incontro a Milano del gruppo politico ENF (Europa delle Nazioni e della Libertà) capitanato da Matteo Salvini, che vedrà la presenza, tra gli altri leader destrorsi, di Marine Le Pen.
Matteo Salvini e Marine Le Pen. Matteo Salvini che vorrebbe essere Marine Le Pen. E Marine Le Pen che vorrebbe essere suo padre. Tuttavia, Salvini e Le Pen, nella favola del mondo, sono sempre stati la stessa persona.
O personaggio…

C’era una volta quello, o quella, fate voi.
Poco importa il genere e tutti i suoi orientamenti, perché il racconto deve scivolare liscio e, soprattutto, essere popolare. Non c’è spazio, quindi, per le complicanze sociali e morali.

Indi per cui, che favola sia.
Prendi Cappuccetto rosso e quello arriva e comincia a bussare a ogni porta e tutti sono fuori, pure la madre della bimba che la vecchia malata attende nel bosco. “Basta con questi lupi”, grida quello. E via altri slogan, ciascuno nel bosco suo, espelliamo i branchi, non rispettano le nostre nonne. Anche pecore e galline, se è per questo, ma non attecchisce altrettanto, perché la nonna è come la mamma, tutti ce l’hanno.
Oppure, magari in un’altra versione della stessa storia, quello muove il dito accusatorio proprio sulla vegliarda, con un ragionamento di una certa logica, se ci pensate: espelliamo le nonne, soprattutto quelle malate, perché costringono le bimbe ad attraversare il bosco tutto da sole, per giunta vestite di rosso, che peraltro richiama i lupi, perché ne sono attratti, o forse sono i tori, che poi è un falso, ma in fondo… a noi, cosa ce ne importa della verità?
E’ tutta una favola, abbiamo detto, e allora in Biancaneve quello prima prende accordi con Grimilde e, senza il bisogno che la disgraziata si mostri in tutta la sua bruttezza per vendere mele bacate, si lancia in una campagna a mezzo stampa, anzi, a specchio magico, per diffamare i sette. I nani sono qui per prendere le nostre donne e pure le nonne, è nella loro natura, recita il volantino con maggiore acredine, soprattutto quelle con la pelle candida come la neve e le labbra rosse come il sangue.
Ovvero, sarà la stessa Biancaneve, il bersaglio. Ma chi si crede di essere, questa qui? Tuonerebbe quello dalla torre più alta del castello della gongolante sovrana. Di cambiare le nostre tradizioni e la nostra cultura? Prima di tutto, la regina voleva un maschio, quindi ci sono seri dubbi sull’identità della ragazza. Secondo, a riprova della confusione di quest’ultima, scappa di casa, parla con le bestie e va a convivere con ben sette minatori in mezzo al bosco?
Altra favola, altra strega da bruciare, si potrebbe dire, ed eccoci a Cenerentola.
Siamo bravi, siamo, direbbe quello ergendosi come un iroso baluardo a difesa dei diritti delle povere sorellastre. Sorellastre? Diciamola tutta, la sorellastra è lei, loro sono sorelle, ripeto, vere sorelle, che vivono con la madre, altro che matrigna. L’intruso è la sguattera. Le sguattere a casa loro, strillerebbe sbavando quello, prima che rovinino per sempre il giusto corso della Storia, quella retta, con la esse maiuscola, grazie all’aiuto ancora una volta di una strega, altro che maghetta del piffero. E’ facile andare alle feste e fare la strafiga con le bacchette degli altri, la morale finale.
Oppure quello punterebbe ogni grammo di astio verso la fata madrina e tutti i maghi delle storie, rei di barare sull’esito della vicenda, a parte la stessa Grimilde e forse Voldemort. La magia non fa parte della nostra religione, urlerebbe il nostro stracciandosi le classiche vesti.
La realtà è una vera beffa, altro che favola, perché di personaggi assurdi il regno della fantasia ne è strapieno.
Ma tra orridi orchi e draghi fiammeggianti, giganti con un occhio solo e fantasmi senza testa proprio quello doveva essere vero?

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